Dal Vostro inviato a Venezia: la lotta con Boxol e il film di Pre apertura

Sembra quasi incredibile ma, nonostante tutto, la Mostra del Cinema di Venezia quest’anno c’è. Fino al’ultimo non era chiaro come: ci sarebbero stati attori e registi? E il red carpet? (come si vede nella foto accanto è stato oscurato da una lunga muraglia) E il programma? Dove sarebbero stati proiettati i film? Ma soprattutto, sarebbe stata a porte chiuse per pochi addetti ai lavori?  Il Vostro Inviato convinto che il cinema senza spettatori non abbia senso, ha creduto che sarebbe stata un’edizione magari ridotta, magari senza red carpet, ma sostanzialmente come al solito. E ora è pronto a raccontarvi ciò che riuscirà a vedere.

Sì perché per il momento il più grosso ostacolo alla visione dei film non è il Covid, ma il sistema di biglietteria e prenotazione online cui si affida la Biennale Cinema: il fantomatico Boxol. Il problema esisteva anche gli anni scorsi, ma era mitigato dalla presenza delle biglietterie “fisiche” e dalla possibilità di mettersi in coda per le proiezioni, anche senza prenotazione.

Quest’anno il Covid ha eliminato queste due possibilità, lasciando gli spettatori in balia di Boxol. E così riuscire a vedere un film è prima di tutto una vittoria individuale sulla macchina, una vittoria che fa intuire come potrebbe diventare la nostra vita se governata da tecnologie mal programmate e mal gestite.

Eppure, è grazie al online e allo smart working che per la prima volta il Vostro Inviato è riuscito a partecipare alla serata di pre apertura, i cui biglietti richiedono l’acquisto di un giornale veneziano.

Quest’anno il film scelto è Molecole di Andrea Segre, una riflessione sulla fragilità, ma anche la forza di Venezia, letta in chiave molto personale attraverso l’evocazione del rapporto di Segre con il padre Ulderico, scienziato veneziano che aveva scelto di vivere a Padova.

La commozione del regista trapela nel film in modo che può apparire eccessivo. Al Vostro Inviato invece questo associare l’impenetrabilità di Venezia, se non ci si è mai vissuto, con il mistero del rapporto padre-figlio, è apparsa struggente. Proprio come il tramonto colto ieri dal vaporetto andando al Lido a vedere il film. 

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