Tutti possiamo sollevarci, se lo desideriamo

Franck Dubosc e’ quello che potremmo definire una simpatica canaglia. In quasi tutti i suoi film l’attore francese interpreta sempre personaggi rubacuori, mentitori dal cuore buono, uomini traditori e farfalloni come ad esempio in Barbecue, Benvenuto a bordo, Asterix alle olimpiadi… per citare solo i suoi film che abbiamo visto in Italia.

 

Anche in “Tutti in piedi” (“Tout le monde debout”) del quale firma anche la regia interpreta un personaggio simile in questa commedia divertente, molto apprezzata dalla critica francese e che siamo certi allieterà qualche serata nelle sale italiane.

 

Jocelyn (Franck Dubosc) è un uomo d’affari di successo, un inguaribile seduttore e un bugiardo incallito. Un giorno, a causa di un malinteso, viene scambiato per disabile dalla vicina di casa della defunta madre, la giovane e sexy Julie. Per conquistarla, Jocelyn decide di approfittare del fraintendimento.
L’equivoco, che inizialmente sembra essere solo un gioco divertente, diventa complicato quando Julie gli presenta sua sorella Florence (Alexandra Lamy) che, costretta su una sedia a rotelle a seguito di un incidente stradale, non ha perso la voglia di vivere a pieno e sembra abbattere qualsiasi barriera col suo irresistibile sorriso.
È allora che, in bilico sull’esile filo di una insostenibile bugia, Jocelyn inventa una doppia vita: una in piedi e una sulla sedia a rotelle.

 

Nel cast appunto lo stesso Franck Dubosc, Alexandra Lamy e Elsa Zylberstein.


 

Sentiamo le parole dello regista e attore principale Franck Dubosc su questo suo esordio alla regia:
 
“Un giorno, a causa dell’età e dell’impossibilità di camminare, mia madre si ritrovò su una sedia a rotelle. La sedia, simbolo di handicap, divenne una soluzione che le permetteva finalmente di riprendere ad uscire. Diceva, però: “Non posso andare al mercatino della chiesa, perché lì ci sono le scale”. Fu come una rivelazione. Quello strumento che dapprima era sembrato una benedizione, era improvvisamente diventato un ostacolo. Pensai a tutti quei disabili che ogni giorno si trovano ad
affrontare questi problemi. Inoltre, avevo sempre desiderato scrivere una storia d’amore che non si basasse su differenze culturali o sociali, ma fisiche. E’ una domanda che mi ha sempre affascinato: cosa succederebbe se ci si innamorasse di una persona disabile? La proiezione del futuro, come minimo, si complicherebbe molto. L’amore, alla fine, si dimostrerebbe più forte delle considerazioni razionali?
 
Io credo di si, ed è il motivo per cui ho deciso di fare questo film.
E’ una cosa che mi interessa e che mi ha sempre attratto. Da bambino mi innamorai di una ragazzina con un forte strabismo. Tutti la prendevano in giro, ma io, perdonate l’espressione, la guardavo con occhi diversi. Mi fu subito chiaro che la sua diversità era un vantaggio, che aveva un suo fascino. Penso però che ci voglia molto coraggio per accettare, per amare e costruire una vita con qualcuno diverso da te. Non posso dire con certezza di avere quel tipo di coraggio.
 
All’inizio ho pensato ad ogni pagina che scrivevo che ironizzare su un handicap potesse essere rischioso. Poi, però, sono entrato nella storia, e ho dimenticato tutto. Come succede nella vita. Quando incontri qualcuno con una disabilità, all’inizio stai attento a tutto quello che dici, ma una volta che la relazione ha preso piede smetti di farci caso. Altrimenti, vorrebbe dire che non accetti la diversità, che tieni la persona a distanza. E comunque la mia intenzione non è mai stata di deridere nessuno, spero che questo si capisca chiaramente.
Che chi è condannato a rimanere seduto ci appare diverso da noi ma in realtà non lo è. E’ un argomento al quale tengo molto, ma non voglio fare proclami, non voglio dare lezioni. Voglio solo dire che dobbiamo interessarci alle persone per come sono dentro. Tutti possiamo sollevarci, se lo desideriamo…”

 

Finiamo con il divertente trailer italiano !!

 


 

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