Dal Vostro Inviato a Venezia: il giorno di “The bad batch”

La giornata al Lido del Vostro Inviato inizia al Ristorante da Graziano sulla spiaggia, con un lauto pranzo a base di linguine al ragù di vongole e peoci e cape lunghe alla griglia annaffiate da un buon vinello bianco fresco. Ci sono tutti i presupposti per una dormita in sala. Invece il primo film della giornata, il documentario Assalto al cielo di Francesco Munzi (il primo a sinistra nella foto) è una storia dei movimenti studenteschi degli anni ’60 e ’70 talmente convincente e ben costruito da non far cadere la palpebra nemmeno una volta. Munzi scova delle immagini di repertorio sorprendenti e le monta in modo sapiente, riuscendo a cogliere l’essenza del pensiero “dal basso” che circolava nelle assemblee. Brillante anche l’idea di inserire due momenti nel film in cui si invita il proiezionista a fermare il proiettore e il pubblico a discutere. Il secondo film della giornata è Une Vie di Stéphane Brizé, (il primo a sinistra nella foto con gli interpreti del film) di cui in Italia si è visto recentemente La legge del mercato. Tratto da un racconto di Maupassant racconta la storia di una vita dolente. Protagonista una donna che sembra destinata a ricevere solo tradimenti, metafora di una condizione femminile senza vie d’uscita, Brizè fa scelte registiche interessanti, costruendo un racconto di immagini più che di parole. Non mostra mai gli eventi drammatici, ma solo le loro conseguenze sulla vita della protagonista. La fotografia e il colore del paesaggio riflettono lo stato d’animo della storia, cambiando tonalità. Insomma ci sono tutti gli ingredienti di un bel film. Eppure, il Vostro Inviato, che non ha letto Maupassant, rimprovera a Brizè  un eccesso di cupezza, che già aveva notato nella legge del mercato. Impossibile non ripensare a Ozon e alla delicatezza con qui quest’ultimo aveva invece raccontato il dolore. E veniamo al clou della serata, il chiacchieratissimo “The bad batch” della regista americana di origine iraniana Ana Lily Amirpour, di cui il Vostro Inviato ha visto l’originale e disturbante “A girl walks home alone at night”.  Il film è già famoso a causa di alcune scene di cannibalismo. E in effetti la Amirpour (col cappellino nella foto accanto alla sua interprete) ama la provocazione. Ma è un peccato, perchè il film è molto più di questo. L’idea iniziale è quella di 1997 Fuga da New York: il governo americano rinchiude in una vasta area del deserto del Texas gli indesiderabili, coloro che non si adattano alle regole della società. Da questa premessa la Amirpour costruisce una realtà distopica con molte citazioni da altri film, da Mad Max a la guerra del fuoco (grazie Simona) a Brazil. Al vostro Inviato ha ricordato invece “Il paese delle ultime cose” di Paul Auster, perchè non c’è ricerca di fuga da questo mondo, ma di un qualcosa che dia senso alla vita e quindi alla sopravvivenza. La novità che la Amirpour, già definita un Tarantino in gonnella,  porta in questa realtà fatta di scarti, è lo sguardo femminile. Che affiora in piccoli dettagli all’interno del film per emergere con forza nel bellissimo finale. Insomma, al di là di qualche dettaglio cannibalistico (ma, avendo visto ieri Zombie, in fondo accettabile) il film della Amirpour è tra i più originali e interessanti del festival. L’ultimo film di questa densa giornata veneziana, presentato fuori concorso, è Tommaso di e con Kim Rossi Stuart, nella foto con Cristiana Capotondi e Camilla Diana. Ed è proprio Sonia, il personaggio di quest’ultima a risollevare il film nella seconda parte, con una iniezione di vitalità a una trama che sembra la brutta copia di un film di Nanni Moretti. Nel complesso comunque un film godibile, anche se Rossi Stuart il Vostro Inviato lo preferisce attore nei film di registi veri.

 

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