I film di Venezia 2015

Mercoledi’ 2 settembre si aprirà ufficialmente la 72a edizione del festival del cinema di Venezia e oggi vi raccontiamo brevemente tutto quello che c’e’ da sapere sui 21 film in concorso.

 

Apriamo con Marco Bellocchio e “Sangue del mio sangue“, con Roberto Herlitzka, Pier Giorgio Bellocchio, Lydiya Liberman, Alba Rohrwacher e Filippo Timi.

Al centro del racconto, in un’atmosfera a metà tra storico e fantastico, Alba Rohrwacher nei panni di un’ambigua nobildonna del diciassettesimo scolo, divenuta suora e poi amante, prima del giovane militare Federico, e poi del suo gemello prete. Girato tutto nella sua Bobbio, città natale dove ha fondato una scuola di cinema e un festival.

Cary Fukunaga, il regista di molti episodi di True Detective porta al festival “Beasts of no nation” con Idris Elba
Ispirato all’omonimo libro scritto dall’autore nigeriano Uzodinma Iweala racconta la storia di Agu un bambino soldato strappato alla sua famiglia e messo in prima linea a combattere la guerra civile di uno stato africano senza nome. Il film e’ prodotto in America da Netflix il canale on demand che sta per sbarcare anche qua in Italia.

Il californiamo Drake Doremus presenta “Equals” con Kristen Stewart, Nicholas Hoult e Guy Pearce
Love-story ambientata in un futuro distopico, nel quale ogni emozione umana, come l’amore, l’odio, la rabbia, è stata sradicata. Il plot-twist è rappresentato dalla diffusione di una strana malattia – S.O.S, acronimo per Switch On Syndrome – che libera questi sentimenti, causando l’esilio dei cittadini che hanno contratto il morbo.

Christian Vincent (suo il recente “La cuoca del Presidente”) presenta “L’Hermine” che vede tra i protagonisti il grande Fabrice Luchini.
Xavier Racine è il temuto presidente di una corte d’assise penale. Soprannominato “il presidente dalla doppia cifra” per le sue condanne mai inferiori ai dieci anni, Racine cambia improvvisamente quando ritrova Birgit a far parte di una giuria chiamata a giudicare un presunto omicida. Sei anni prima, Racine amava Birgit quasi in segreto e forse lei è l’unica donna che abbia mai amato.

 

Uno dei favoriti alla vittoria finale e’ sicuramente “The Danish Girl” di Tom Hooper (regista oscar per “Il discorso del re”) con Eddie Redmayne, Alicia Vikander, Ben Whishaw e Matthias Schoenaerts.

Il film sul primo transgender della storia è chiacchierato da mesi, ed è già dato come uno dei papabili vincitori dei prossimi premi Oscar con il protagonista Eddie Redmayne che potrebbe addirittura portarsi a casa la seconda statuetta consecutiva oltre che, ovviamente la Coppa Volpi come miglior attore. Vedremo sul campo !!

 


 

Ritorna al festival dopo 5 anni anche il polacco Jerzy Skolimowski (Leone d’argento nel 2010 per “Essential Killing”) con “11 minuti“.
11 minuti di vita di vari e diversi personaggi, giovani e vecchi, ricchi e indigenti. Mentre alcune storie si intrecciano sorprendentemente, altre seguono percorsi singoli e complicati. Alcuni personaggi sono in procinto di prendere decisioni all’apparenza cruciali, altri attendono invece il passare del tempo immersi nella loro routine. Ciò che tutti hanno in comune però è l’avvistamento enigmatico di una sfuggente macchia oscura, apparsa nel cielo e in grado di scatenare una catena di eventi che cambierà le sorti di tutti.

Particolare di sicuro (come tutti i suoi film) e’ “Anomalisa” di Charlie Kaufman (suo il recente “Synecdoche, New York”).
Michael combatte contro la sua incapacità di interagire con le persone quando un giorno incontra Lisa, colei che lo aiuta a risolvere i suoi complessi e a mettere un freno alla sua introversione. Sin da subito, Lisa appare diversa da tutte le persone che Michael ha fino a quel momento conosciuto: è come una anomalia tra l’umanità, quasi troppo bella per essere vera. Un film in animazione che potrebbe sorprendere.

Dalla cina arriva il regista Zhao Liang con il documentario “Behemoth” una riflessione sulla Mongolia contemporanea e sui pericoli legati allo straordinario sviluppo economico cinese.

Arriva anche “The Endless River” del regista sudafricano Oliver Hermanus (vincitore della Queer Palm a Cannes 2011 con “Skoonheid”).
Una giovane cameriera ritrova il marito nella piccola citta sudafricana di Riviersonderend (Endless River) dopo 4 anni di prigione. All’inizio sembra che i loro piani per una nuova vita si stiano finalmente realizzando, ma quando la famiglia di uno straniero che vive nelle vicinanze viene crudelmente uccisa tutto cambia per loro.

 

Secondo italiano in concorso e’ l’amato-odiato Luca Guadagnino con “A bigger splash“.

Cast notevole con Tilda Swinton, Ralph Fiennes, Matthias Schoenaerts, Dakota Johnson e Corrado Guzzanti.
E’ il remake, molto riveduto e molto corretto, della “Piscina” con Alain Delon e Romy Schneider.
La leggenda del rock Marianne Lane è in vacanza sull’isola vulcanica di Pantelleria con il compagno Paul quando arriva inaspettatamente a interrompere la loro vacanza Harry, produttore discografico iconoclasta nonché suo ex, insieme alla figlia Penelope, provocando un’esplosione di nostalgia delirante dalla quale sarà impossibile mettersi al riparo. Fra risate, desiderio e rock ’n’ roll, A Bigger Splash è un ritratto sensuale che deflagra in violenza sotto il sole del Mediterraneo.

Dopo un paio di prove deludenti ritorno al festival il canadese (egiziano di nascita) Atom Egoyan con “Remember” con la coppia Christopher Plummer e Martin Landau.
Remember è la storia di Zev, il quale scopre che la guardia nazista che ha assassinato la sua famiglia circa settant’anni prima vive in America sotto falsa identità. Nonostante le evidenti difficoltà, Zev intraprende una missione per farsi giustizia, un atto a lungo rimandato, con le proprie mani tremanti. Ne scaturisce un viaggio attraverso il continente dalle conseguenze sorprendenti.

 


 

La Buenos Aires anni ottanta è la protagonista di “El clan” il film di Pablo Trapero che racconta le vicende criminali del clan Puccio.
Il clan Puccio rapì persone del vicinato dietro richiesta di riscatto, commettendo degli efferati delitti per trarne vantaggio economico. Ispirata a uno degli episodi più macabri della storia del crimine argentino, la pellicola propone una lucida indagine sull’ambiguità morale e la banalità del male, gettando luce sull’ipocrisia che si cela dietro le apparenze.

Da segnalare anche la pellicola turca “Abluka (Frenzy)” del regista Emin Alper (suo nel 2011 l’apprezzato thriller “Tepenin Ardi – Beyond the Hill”).
Istanbul è in preda alla violenza politica. Hamza, un ufficiale di polizia di alto grado, offre a Kadir la libertà condizionale dal carcere. Per essere rilasciato deve accettare di lavorare come netturbino. Kadir accetta e inizia a raccogliere spazzatura dalle baraccopoli, controllando che non ci sia materiale utilizzato per la fabbricazione di bombe. Vagando per questi quartieri, Kadir trova suo fratello minore Ahmet, che lavora presso il comune come accalappiacani.

 

E’ dato invece come uno dei possibili vincenti, Aleksandr Sokurov che sbarca al lido con “Francofonia” dopo aver vinto il Leone d’Oro nel 2011 con “Faust”.

Nel film viene analizzato il rapporto tra arte e potere svelando il misterioso incontro che, nel 1943, vide protagonisti il capo dell’amministrazione nazista e il direttore del Museo del Louvre, impegnati a decidere le sorti dei tesori in esso custoditi. Possibile doppiettà per il regista russo ?

Amos Gitai e’ un assiduo frequentatore di Venezia e quest’anno porta un’intesa opera “Rabin, The Last Day” nella quale ricostruisce l’assassinio del premier laburista Yitzhak Rabin avvenuta la sera di sabato 4 novembre 1995 nel centro di Tel Aviv. Gitai, in occasione del ventesimo anniversario della sua morte, getta luce su una crescente crisi dell’odio che affligge la società israeliana odierna creando un thriller politico che farà riflettere.

Lei normalmente e’ una famosa cantante, ma qui a Venezia presenta il suo film “Heart of a dog“.
Parliamo di Laurie Anderson che si apre in racconto personale che esplora i temi dell’amore, della morte e del linguaggio. La voce della regista è una presenza costante mentre si snodano le storie del suo cane Lolabelle e di sua madre, del marito Lou Reed, le fantasie dell’infanzia, oltre a teorie filosofiche e politiche.

 


 

La prima volta di un regista venezuelano al Festival, Lorenzo Vigas presenta “Desde Allá (da lontano)” con il grande Alfredo Castro.
Armando, un uomo benestante di mezza età, adesca giovani con il denaro. Non vuole toccarli, ma solo vederli da vicino. Segue anche un uomo d’affari più anziano con il quale sembra aver avuto una relazione traumatica. Il primo incontro di Armando con il teppista Elder è violento, ma non lo scoraggia perché è affascinato dall’adolescente, prepotente e bello. Elder gli fa visita regolarmente per interesse, ma nasce un’intimità inattesa. Quando emerge il tormentato passato di Armando, Elder compie per lui un estremo atto di affetto.

 

Completano la squadra italiana a Venezia due pellicole molto interessanti.

Piero Messina (al suo primo film dopo anni di aiuto regista con Paolo Sorrentino) con “L’attesa” si candida ad uno dei premi principali con un cast importante con Juliette Binoche, Lou de Laâge e Giorgio Colangeli.
Anna e Jeanne, isolate in una villa dell’entroterra siciliano, aspettano l’arrivo di Giuseppe, figlio della prima, fidanzato della seconda. La loro attesa si trasforma in un misterioso atto di amore e di volontà. Un attesa che diventa anche un atto di fede.

Per amor vostro” di Giuseppe M. Gaudino invece e’ interpretato da Valeria Golino, Massimiliano Gallo e Adriano Giannini.
Il film, sospeso tra toni reali e realtà oniriche, racconta di Anna un tempo bambina spavalda e coraggiosa e ora donna spenta dalla vita per amore dei tre figli e della famiglia. Una vita grigia dalla quale un giorno finalmente decide di liberarsi.

Florence Foster Jenkins e’ soprannominata “il soprano peggiore del mondo” e Xavier Giannoli (nel 2012 ricorderete il suo “Superstar”) ne ha preso ispirazione per girare “Marguerite” in concorso a Venezia.
Sul film Giannoli ha detto “É una storia indubbiamente divertente, ma presenta anche un lato crudele della natura umana”.

Terminiamo il lungo elenco con la regista australiana Sue Brooks (nel 2003 “Japanese Story” vinse la sezione Un Certain Regard a Cannes) e il suo “Looking for Grace“.
Grace, sedici anni, scappa di casa. Per ritrovarla i suoi genitori, Dan e Denise, si mettono in viaggio attraverso la cintura del grano in Australia Occidentale insieme a Norris, un investigatore in pensione. Looking for Grace parla di come troviamo un senso nel caos della vita e di che cosa questo significhi. È un film drammatico e sarcastico che parla di bugie, di segreti, di dolori grandi e piccoli, e di amore.

 


 

Buon cinema a tutti allora e da domani tutti con i riflettori su Venezia !!

 

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