Trento Film Festival 2013 : vette himalayane e viaggi di esplorazione fino ai confini del mondo

La 61° edizione del Trento Film Festival si avvia alla conclusione con le ultime due serate di proiezione dei film vincitori di premi e riconoscimenti nelle sale cinematografiche di Bolzano.

A partire dalla prossima settimana il Festival troverà ospitalità anche a Milano al cinema Oberdan, dove dal 15 al 19 maggio, i numerosi appassionati di avventura, esplorazione e montagna, avranno l’opportunità di assistere ad un’ampia  selezione dei film proiettati nelle diverse giornate della storica manifestazione trentina ( qui il programma).

Nell’edizione di quest’anno sono state proposte al pubblico trentino ben 121 pellicole, selezionate tra le oltre 350 opere iscritte, ma le giornate del Festival sono state anche occasione per celebrare due importanti ricorrenze legate alla montagna ed ai suoi protagonisti : i 150 anni del Club Alpino Italiano, celebrati il 2 maggio, e le celebrazioni dedicate alla montagna himalayana per eccellenza, l’Everest, a cui è stata dedicata la serata del 3 maggio.

In un’affollatissima sala dell’Auditorium Santa Chiara di Trento, Reinhold Messner, coadiuvato dagli alpinisti di fama mondiale Norman G. Dyrenfurth, Ed Webster, Conrad Anker e Mario Curnis, ha presentato, attraverso filmati d’epoca, ricostruzioni grafiche e i racconti dei protagonisti delle scalate,  la storia della conquista del “tetto del mondo”. La serata è stata l’occasione per celebrare quattro diverse importanti ricorrenze : 1953, i sessant’anni dalla prima ascensione di Hillary e Tenzing ; 1963, la prima traversata, con ascesa per una nuova via dalla cresta ovest e discesa dalla via del Colle sud, ad opera degli alpinisti americani, capeggiati da Norman G.Dhyrenfurth ; 1973, 40 anni dalla prima e controversa salita italiana di un imponente contingente militare guidato da Monzino ; 1989, anno in cui è stato ritrovato il corpo di G. Mallory, l’alpinistista britannico che nel 1924 tentò l’ascesa della montagna, fermandosi a poche centinaia di metri dalla cima.

Nel finale della serata Reihnold Messner offre al pubblico uno sguardo sull’attualità, mostrando recenti immagini del cosidetto “Everest circus”:    spedizioni commerciali sempre più numerose e lunghe file di scalatori   che si avviano uno dopo l’altro lungo la stessa corda alla conquista della vetta più alta del mondo.  Un interrogativo rilevante si impone al mondo dell’alpinismo : rimane ancora spazio per le imprese alpinistiche su una montagna, dove il denaro diventa il mezzo per consentire l’accesso alla vetta, anche per chi affronta la salita in mancanza di preparazione psico-fisica ed esperienza alpinistica ?

E’ l’interrogativo che fortemente si pone al centro anche del film “Exposed to dreams” di Alessandro Filippini e Marianna Zanatta, già vincitore dell’Orobie Film Festival e premiato a Trento con il premio Mario Bello.

Il film vede protagonisti il grande alpinista bergamasco Simone Moro e l’inossidabile Mario Curnis, forte alpinista degli anni ’70, che con lui tornò a scalare l’Everest alcuni anni fa. Una conversazione tra i due alpinisti è l’occasione per denuciare l’attuale drammatica situazione provocata dalle spedizioni commerciali himalayane, dove il pericoloso sovraffollamento delle vie di salita, svilisce i valori dell’alpinismo classico, i suoi ideali e lo spirito d’avventura. Il film racconta le vicissitudini di Simone Moro, che nella primavera del 2012, partì  per realizzare un’impresa mai realizzata prima : il concatenamento dell’Everest con il Lothse. L’alpinista, raggiunta la quota di oltre 7500 metri,fu costretto a rinunciare all’impresa, poichè, contro la sua volontà, si trovò incolonnato in una fila infinita di alpinisti di spedizioni commerciali.

L’alpinismo himalayano è protagonista anche del bellissimo film dei registi spagnoli Pablo Iraburu e Migueltxo Molina Ayesteran “Pura vida”, insignito a Trento  della Genziana d’Oro al Miglior Film di Montagna e Alpinismo. Il film ripercorre il drammatico tentativo di salvataggio dell’alpinista spagnolo Inaki Ochoa de Olza, colto da malore a 7400 m nel tentativo di scalare la vetta dell’Annapurna, e del suo compagno di cordata rumeno Horia Colibasanu. Protagonisti di una coraggiosa catena di solidarietà sono i migliori alpinisti del panorama mondiale,  Denis Urubko, Alexey Bolotov, Don Bowie, Ueli Steck, disposti a mettere a rischio la propria vita in una spedizione di soccorso in condizioni estreme e difficili.

Attraverso le parole dei protagonisti di questa coraggiosa missione comprendiamo non solo l’amore di questi uomini per le montagne che scalano, ma anche i principi e i valori su cui hanno costruito la loro attività alpinistica. Il fim riscopre il valore dell’alpinismo nella sua purezza : la montagna come luogo dove è possibile gustare pienamente  il senso della vita, la montagna come luogo di “pura vida”.

Una visione dell’attività alpinistica molto vicina a quella espressa da Mauro Corona, nel suo nuovo libro “Confessioni ultime”, presentato in occasione del Festival, in un’affollattissima serata al cinema Nuovo di Trento. Nelle sue confessioni-intervista,    contenute anche nel film di Giorgio Fornoni a lui dedicato,    Corona afferma che “l’alpinismo dovrebbe essere un’azione pura, fine a se stessa, a beneficio della propria anima, per vincere le proprie incertezze, le paure e conquistare fiducia e autostima”.

Tra i numerosi film in concorso dedicati alle vette himalayane meritano una citazione anche “Freundschaft auf zeit”, che narra la storia di due alpinisti uniti dall’intento di  scalare la vetta del Broad Peak a tempo di record, ma divisi dall’emergere di un’aspra competizione, durante l’impresa, e “The Summit”, che ripercorre e cerca di spiegare le circostanze tragiche in cui, nell’agosto del 2008, 12 alpisti persero la vita, dopo aver raggiunto la vetta del K2.

Tra i film dedicati alla montagna, premiato dal pubblico di Trento, il documentario biografico del regista tedesco Andreas Nickel “Messner, der Film”, che ripercorre la storia dell’alpinista attraverso interviste e riprese video delle sue imprese alpinistiche più importanti.

Spazio rilevante tra le proiezioni della 61° edizione è stato riservato anche ai film di avventura ed esplorazione. Per la prima volta nella storia del festival, vincitore della Genziana d’Oro per il miglior film, è una pellicola proveniente dalla Danimarca.

Con assoluta unanimità della giuria internazionale il premio più prestigioso è stato consegnato al regista danese Daniel Dencick per il suo documentario” Expedition to the end of the world”.

Il film narra l’avventuroso viaggio di un gruppo di scienziati ed artisti, che a bordo di una goletta a tre alberi, si ritrovano protagonisti di un viaggio nell’inesplorato nord-est della Groenlandia.

Immerso in questo universo di colossi ghiacciati in rapido scioglimento, in una natura preponderante ed incontaminata, l’equipaggio, composto da personaggi variegati ed originali, offre allo spettatore le proprie riflessioni personali ed interessanti disquisizioni filosofiche sul significato della vita umana.

 

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