La migliore offerta

Ed ecco lo spazio per discutere e commentare “La migliore offerta”, che abbiamo visto il 9 gennaio


TRAMA:


Virgil Oldman è  un eccentrico esperto d’arte, apprezzato e conosciuto in tutto il mondo. Si tratta di una figura molto appartata, che si tiene al riparo dalle possibili ferite derivanti dallo sfoggio sentimentale, concedendosi  un solo lusso: una camera privata in cui raccoglie, grazie alla sua professione, ritratte femminili provenienti dalle collezioni di ogni Paese.
La sua vita verrà sconvolta dall’apparizione di una donna fascinosa e seducente, che lo inviterà nella sua villa per effettuare una valutazione. Il rapporto che si svilupperò mischierà per sempre le carte in tavola.


DATI TECNICI:


Regia: Giuseppe Tornatore
Genere: drammatico, romantico
Durata: 124 minuti
Interpreti: Geoffrey Rush, Jim Sturgess, Sylvia Hoeks, Donald Sutherland
Musiche: Ennio Morricone

Questa voce e' stata pubblicata in Film e contrassegnata con , .
  1. Stefania Milito scrive:

    La fotografia con la quale si sono aperte le immagine del film di Tornatore mi hanno ammaliato al punto che mi ci si sono persa dentro, da subito ho pensato che la vera Claire fosse la donna al bar nana, da subito ho pensato che fosse troppo carina la Claire ammalata di agorafobia e ho evitato di pensare che una donna non si nasconde in casa per un lutto successo a 14 anni (quanti di noi hanno vissuto lutti terribili e viviamo nonostante cio, io per prima), una donna disabituata a vivere nel mondo non puo uscirne all’improvviso e imparare cosi in fretta a mangiare nei luoghi eleganti, ad essere raffinata, dotata di sex appeal ect…perche la sua crescita emotiva dovrebbe essere ferma ai 14 anni e chiunque di noi sarebbe un disastro se avesse saltato 14 di vita di relazione, perchè un uomo prestigioso non prende informazioni reali su di chi è il proprietario della villa…ma tutto cio viene spiazzato dalla emozione di un uomo che per anni vive in solitudine e all’improvviso toglie i guanti (simbolo della sua paura e distacco dal mondo) e beve un the in un bar qualsiasi offrendosi al collettivo e concendendosi di amare e soffrire, darsi non è sempre perdere o no?! Film inebriante!Dimostra che l’Arte rende Reale cioè che non lo è !

  2. Marta Erba scrive:

    Secondo me c’è un altro tema chiave, oltre all’innamoramento di Virgil, che viene sviluppato in modo molto meno esplicito per non rovinare la sorpresa finale.*** SPOILER – NON LEGGERE OLTRE SE NON HAI VISTO IL FILM ***. Io trovo che l’ambivalenza vero-falso (così come la frase chiave: il falsario mette sempre qualcosa di autentico in quello che fa) non sia applicabile solo all’amore tra Virgil e Claire, ma anche, e forse soprattutto, all’amicizia tra Virgil e Billy. Billy compare in molte meno scene, anche per non insospettire troppo gli spettatori, ma è lui il vero copratogonista del film (più di Claire e del giovane restauratore, da lui assoldati e istruiti). Vediamo fin dall’inizio che Billy è un truffatore che si è alleato a Virgil nell’interesse di entrambi (Billy ci guadagna in termini di denaro, Virgil riesce a ottenere le opere che gli interessano senza perdere la sua credibilità professionale). Col tempo è nata anche una certa amicizia, in cui Virgil – persona che si relaziona molto meglio con l’arte che con l’umanità – non ha mai investito più che tanto. Ricordiamo che è pronto a rimproverare pesantemente l’amico perché una volta sgarra i tempi dell’offerta, e soprattutto che non ha mai assecondato le sue ambizioni artistiche. Di più: non si è mai realmente soffermato sui suoi dipinti perché li ritiene ciofeche con cui non è neppure il caso di perdere tempo. Ci sta che Billy – che è un truffatore di professione e che conosce alla perfezione i punti deboli di Virgil – decida a un certo punto (dall’inizio?) di truffarlo, vista poi la rispettabilissima posta in gioco. E ci sta anche, proprio per il particolare rapporto che c’è tra loro, che architetti un’operazione (vendetta?) raffinatissima, anzi, un autentico capolavoro della truffa. Ma anche per Billy vale la morale del film (non ricordo bene, ma forse è addirittura lui a dire per primo la famosa frase) e nel suo diabolico piano non riesce a fare a meno di introdurre qualche traccia di autentica amicizia. Come quando rivela a Virgil che l’amore si può tranquillamente simulare, di fatto mettendolo in guardia dal pericolo che sta correndo. Inoltre in uno degli ultimi dialoghi con Virgil, Billy ha vistosamente gli occhi lucidi (e non credo che Sutherland avesse una congiuntivite proprio quel giorno delle riprese…). Infine, il ritratto della finta Claire (che lei spaccia come fatto alla propria madre) era presente fin dall’inizio di tutta la messa in scena: se Virgil si fosse mai interessato realmente all’amico Billy, avrebbe dovuto riconoscerne all’istante l’autore. E’ evidente invece che Billy conosce molto meglio Virgil di quanto Virgil conosca lui. Più che una storia sull’amore, insomma, a me il film di Tornatore sembra una storia sull’amicizia (che ha spesso risvolti molto più sofisticati e meno “prevedibili” dell’amore).

    • Cristina Ruggieri scrive:

      Bel commento Marta, e osservazioni assolutamente interessanti, con cui concordo in pieno. Però penso che non ci sia una classifica di importanza tra le cose di cui parla il film, amicizia e amore sono due aspetti della relazione tra esseri umani di cui il film ci parla nella dialettica vero/falso.

      • Marta Erba scrive:

        Hai ragione, ma volevo soffermarmi un po’ su questo secondo tema, che per tutto il film resta in sottofondo ma che secondo me è altrettanto importante. Mi spingo oltre con queste riflessioni. L’operazione architettata da Billy (con l’aiuto di Robert e della finta Claire) è davvero una truffa? Grazie a loro Virgil prova per la prima volta quel sentimento di cui finora aveva assaggiato solo dei surrogati (la passione per i dipinti), si concede cioè di innamorarsi di una donna in carne e ossa. E quello che prova è per lui talmente importante che poi dei dipinti non gli importerà più nulla. La finale (che secondo me non è un flashback) ci lascia intendere che Virgil, passato lo shock, abbia deciso consapevolmente di dedicare la sua vita all’attesa di Claire, non importa quanto dovrà aspettare. Un’attesa tutt’altro che irrealistica visto che “in ogni falso si cela sempre qualcosa di autentico”, come gli aveva detto la stessa Claire (che in un altro momento gli dice anche “qualsiasi cosa accada ricordati che ti amo”: frase ambigua, assolutamente inutile ai fini della truffa). Infine il night and day a Praga esiste davvero, e Virgil ha ragione di credere che per Claire sia davvero importante e che prima o poi ci tornerà. Alla fine l’amore l’ha liberato dalla sua malattia (non porta più i guanti, è disposto a fidarsi di una donna, si siede a un tavolo, come all’inizio del film, ma non è più “solo”). Siamo sicuri che Virgil sia una “vittima”?

    • Chiara Desiderio scrive:

      Bel commento e per certo Virgil non si accorge della mano dell’amico nel quadro con la ballerina per quanto scrivi e non perchè, come avevo pensato, già innamorato e ormai poco attento. Pero, più che una truffa, nel piano di Billy ho visto una vendetta di una crudeltà così elevata da poter esser giustificata solo da un grande e profondo amore, anche se di amicizia, non corrisposto.

      • Marta Erba scrive:

        Sono d’accordo, Chiara, io interpreto proprio così gli occhi lucidi di Billy. Ma è una vendetta che finisce forse per trasformare Virgil invece che distruggerlo. L’immagine finale al Night and Day può essere interpretata come follia ma anche come guarigione. E non sappiamo quale fosse davvero lo scopo di Billy.

    • Bellissimo commento Marta, l’unico, ad oggi, che mi abbia fatto apprezzare il film di Tornatore!

  3. Cristina Bellosio scrive:

    Sono passati alcuni giorni e ancora mi capita di ripensare alle immagini di questo film e alla ricchezza di elementi simbolici che vi sono rappresentati. La forma esterna è quella di un noir psicologico ambientato in un contesto aristocratico, sontuoso ed estremamente elegante, la vicenda è una storia di amore che definirei surreale, ma mai priva di significati simbolici che riportano ai meccanismi psicologici reali che caratterizzano l’innamoramento. A mio parere Tornatore ha il grosso merito di rappresentare in modo magistrale il processo di innamoramento, il lento dispiegarsi della realtà e dell’autenticità, il lento processo di conoscenza e scoperta che consente di svelare ciò che inizialmente non è visibile, non è percepibile, ma solo intuibile. Come ben rivela Tornatore nel processo di innamoramento non mancano elementi di follia, di irrazionalità, di istintività incontrollata. Il sogno di amore tra Virgil e Claire sembra trionfare, sembra raggiungere la realizzazione totale…ma la realtà è sempre in agguato e può, in un attimo, frantumare il sogno…..l’innamoramento è una meravigliosa illusione, ma nella realtà quotidiana di una storia d’amore le insidie sono sempre presenti e come dice Tornatore ” non sappiamo mai se la nostra offerta è la migliore”…Magistrale il finale in cui Virgil attende una donna nel locale di Praga…..anche se distrutto dall’inganno, reso “pazzo” dalla delusione subita con Claire la sua mente nutre ancora la speranza di un incontro d’amore…come ben dice Roberta, citando Tolstoj, gli uomini sono vivi perchè l’amore li fa vivere !!

  4. Cristina Ruggieri scrive:

    Ma quanto mi è piaciuto questo film di Tornatore, forse il migliore dei suoi, almeno tra quelli che ho visto io da Nuovo Cinema Paradiso in poi. E’ una riflessione filosofica sul tema della verità e della falsità, nascosta in un racconto avvincente che ha la suspense e i colori di un thriller alla Hitchcock e la personalità di un grandissimo attore come Geoffrey Rush. E’ anche un film postmoderno, che riflette sulla natura del cinema, su come è facile, attraverso le immagini, manipolare la nostra percezione della verità.
    Il protagonista è Virgil, un battitore d’aste innamorato della bellezza fin tanto che questa è oggetto in un’opera d’arte. Teme invece gli esseri umani, tutti, perchè imperfetti e dunque pericolosi. Il nostro è estremamente sicuro di sè e del proprio fiuto artistico. La sua specialità è riconoscere i falsi dipinti, grazie al dettaglio di autenticità che il narcisismo del falsario non riesce a omettere. Così Virgil domina alla perfezione l’arte, ma non sa come rapportarsi agli esseri umani. L’unico scambio che sembra avere con loro è attraverso il denaro. E paradossalmente la verità che ogni falso contiene qualcosa di autentico con cui vince nel mondo dell’arte, è anche ciò che gli impedirà di riconoscere il falso nell’ amore. Tutto il film è una lunga soggettiva di Virgil, cosicchè noi spettatori diventiamo lui e tifiamo per lui, anche se, in fondo, non è un personaggio così irreprensibile: per tutta la vita ha truffato i suoi stessi clienti, tenendo per sè le opere che gli interessano, evitando di metterne in evidenza il vero valore di mercato. E allo svelarsi del finale, noi, come lui, siamo assalita dai dubbi sulla verità di ciò che abbiamo visto/vissuto e siamo costretti a rivedere la nostra interpretazione dei vari momenti della storia. Inclusa l’apparente recitazione “scadente” dell’attrice protagonista o l’inverosimiglianza di alcuni pezzi di racconto. Sono i momenti di verità con cui Tornatore si è divertito a marcare il falso d’autore che stava costruendo.
    Molte domande che ci porremo alla fine non possono avere una risposta univoca: è una storia d’amore? Ha un lieto fine? Valeva la pena per Virgil innamorarsi? La scena finale è onirica, è un flashback o è accaduta temporalmente dopo il resto del film? Ciascuno interpreterà secondo la propria sensibilità, magari inventando spiegazioni che neanche Tornatore aveva immaginato. Chapeau a lui allora, che l’essenza dell’ Arte con la A maiuscola è proprio questa.

    • Cristina Bellosio scrive:

      Io ho letto la scena finale nel locale di Praga come una visione onirica, il barlume di illusione e di speranza che rimane vivo nella mente di Virgil, devastata dallo scontro inevitabile con il reale…

  5. Cristina Savatteri scrive:

    E’ un film che mi ha lasciato perplessa per troppi elementi ridondanti che rendono la narrazione scenica con gli “ingredienti” narrativi troppo “incasellati” . La relazione che nasce tra i due protagonisti potrebbe essere reale, ma ci sono troppe forzature sceniche e di narrazione che mi hanno fatto perdere l’autenticità della relazione, troppi elementi che s’incastrano senza note stonate, emotive “vere” che creano e trasmettono quel quid di reale.
    Di contro mi ha in parte coinvolto , in alcune scene, il filo di narrazione del percorso interno di Virgin il protagonista: la capacità e il cambiamento che nasce in lui, con l’ambiguità e il definirsi pian piano di sentimenti ed emozioni che mi hanno rimandato quel “pizzico” di autentico e umano.

  6. Annafranca Geusa scrive:

    A parte il personaggio di Virgil, ottimamente interpretato da Geoffrey Rush, seppur con qualche nota anacronistica, forse voluta per dare un’impronta senza tempo alla storia, il film non mi ha convinto e non mi ha particolarmente emozionato o colpito. Seppur la trama, l’intreccio e la sostanza del film potevano essere interessanti, è mancato qualcosa che lo rendesse intrigante.

    Sicuramente non aiuta la storia d’amore un po’ stucchevole e inverosimile (ancora di più quando si scopre quanto gli altri avevano investito nella riuscita!!), dove le emozioni sono a 0° e la gelida fanciulla (agorafobica ma con piega dei capelli perfetta, oltre che pessimamente interpretata) non spiega tanto coinvolgimento, né suo né della vecchia volpe Virgil, che, per quanto neofita dell’amore, si sarà comunque fatto scivolare fior fiore di donne. E infatti l’epilogo era abbastanza prevedibile… e un po’ tediata nel prolungarsi di galanterie, carinerie, confidenze con luoghi comuni su donne e relazioni, non vedevo l’ora arrivasse!

    Ammalianti comunque le immagini, ricercate, eleganti e ben assemblate, con la villa (il cui contesto, scopro, è falsificato con la tecnica del blue screen, inserendo vicina una chiesa e un bar presi da un’altra parte…. e per inciso la villa – info da Wikipedia – è Villa Colloredo Mels Mainardi, a Gorizzo in provincia di Udine) e i suoi bellissimi affreschi trompe d’oil, e con la ricca e preziosa stanza dei quadri femminili a casa di Virgil, e la musica di Morricone, che, seppur autocitandosi in ogni pezzo, dà comunque il giusto fascino al film.

    Saranno state le aspettative su un film di Tornatore, di cui mi rimangono soprattutto le emozioni di Nuovo Cinema Paradiso, ma in sintesi questo film mi ha abbastanza deluso.

    • Cristina Ruggieri scrive:

      Annafranca, la storia d’amore non era tale! Se la ragazza sembrava algida, poco credibile, etc, è perchè tutto il film è disseminato di piccole tracce che rivelano la falsità di ciò che stiamo vedendo. Sono piccoli dettagli “oggettivi” che Tornatore si diverte a disseminare nella prospettiva soggettiva di Virgil,cui noi crediamo come fosse la verità. Perchè per noi spettatori del 2013, nonostante Haneke e il cinema postmoderno che continua ad avvertirci dell’inganno, ciò che vediamo è vero.
      Mentre questo film non fa altro che giocare tra vero e falso, lasciandoci – finalmente- pieni di dubbi invece che di certezze. Per questo l’ho amato tantissimo.

      • Cristina Bellosio scrive:

        Non credo che l’intento di Tornatore sia quello di mostrare una storia d’amore reale, verosimile…il film si gioca sul contrasto costante tra vero e falso…io credo che la storia d’amore voglia essere volutamente surreale per mostrare più chiaramente i meccanismi psicologici che appartengono al processo di innamoramento, il gioco di disvelamento del reale dietro l’illusione….

  7. Elena Costa scrive:

    Anche se è un film piuttosto ambizioso, astratto a volte, con un disequilibrio fra dramma e thriller…mi è piaciuto.
    Siamo tutti usciti però pieni di domande…il che significa che non è stato di impatto immediato e non lineare. Io invece mi chiedo: ma siamo tutti parte, volenti o nolenti, di un ingranaggio della vita? Meccanismi raccolti in modo casuale e sparso o donateci per passione, che modellano il tempo, le attese, le sorprese? Raccogliamo e costruiamo il destino, come l’uomo meccanico, o lo subiamo, come nell’ultima scena, pieni di aspettative?
    Questo e altri diversi interessanti spunti. Rush sostiene in modo sublime tutto il film.
    Un antiquario esperto e battitore d’asta che raccoglie dipinti di volti femminili ma non sa distinguere il vero e il falso nell’essere umano, nella donna vera, altra sostanziale attenzione del film.
    Stupende le patologie cliniche dell’agorafobia e dei guanti e delle garze per i telefoni (qui ci sarebbe da parlare di psicologia per ore….ma non è qs la sede). Solo gettando le maschere si è se stessi e si è sinceri? Basta non tingersi i capelli? Basta uscire da una stanza? Oppure si è sempre e solo ciò che si vuole far credere? I volti truccati delle donne, in modo pesante, possono essere un altro simbolo?
    Trovo molto Pirandello in questo film.
    Non voglio tediare oltre…troppi spunti. Uno di quei film da cineforum di cui parlare per ore.
    Splendidi luoghi, splendide musiche di Morricone. Per i dibattiti post cinema, sono andata ad approfondire, le città sono: Vienna, Trieste, Bolzano, Parma, Praga, Roma e Milano.
    Da vedere.

  8. Roberta Ottavianelli scrive:

    Che grande film “La migliore offerta” di Tornatore, non tanto per la storia, nemmeno troppo originale, né per i dialoghi un po’ banali e nonostante alcuni scivoloni nello scontato, quello che ho amato e sentito è stata la trasformazione che l’amore opera dentro e fuori quest’uomo, abbattendosi come un maglio sulla scatola di vetro in cui si era rinchiuso e scaraventandolo nella vita, dal toccare le stelle fino al fondo del pozzo.

    Rush rende con rara intensità la dolentissima solitudine di Virgil, il suo lento aprirsi agli altri e quindi a sé, il sogno e le cadute nel fango …. ma solo così, solo così ne vale la pena.
    E la scena finale di lui che aspetterà la sua illusione per un tempo infinito in un luogo di tempo finito scandito da enormi ingranaggi d’orologio …. bellissima.

    “Ho capito adesso che agli uomini sembra di poter vivere per tutte le cure che han di sé, ma in realtà sono vivi soltanto perché è l’amore che li fa vivere.”
    (“Cosa fa vivere gli uomini” di Lev Tolstoj )

  9. Pietro Diomede scrive:

    Virgil Oldman è il miglior battitore d’aste sul mercato, è un esperto d’arte la cui valutazione è richiesta da ogni parte del mondo.
    Virgil Oldman ha una personalità complessa, forse per deformazione professionale, vive la vita in perenne solitudine in una casa fortemente asettica…..porta sempre dei guanti che gli permettono di non essere contaminato dal mondo esterno……se li leva solo per toccare i dipinti.
    Non ha una donna e l’unica emozione più vicina all’orgasmo la prova nella sua pinacoteca personale nascosta composta solamente da ritratti di donna che riesce abilmente farsi comprare dal suo unico amico Billy, pittore senza talento ma bravissimo complice nell’agguerritissimo mondo delle aste.
    Nella sua vita innegabilmente perfetta s’imbatte in Claire…..una voce che si materializza per mettere in vendita la villa di famiglia e far valutare i tesori presenti……Claire non ha volto, non ha corpo vive nella prigione che si è costruita nella villa perché agorafobica……
    Da quel momento l’uomo freddo, privo di sentimenti rimane affascinato da questa figura femminile che per certi versi ha tante troppe cose in comune con lui…..
    Questo è l’incipit dell’ultima fatica di Giuseppe Tornatore che ha lasciato la sua Sicilia per ritornare nei luoghi de La sconosciuta anche se in realtà non vi sono riferimenti geografici per l’ambientazione del film….per rispetto al regista e a chi andrà a vederlo mi fermo qui ma si può intuire che la trama cela uno sviluppo giallo che tiene fino all’ultimo l’attenzione dello spettatore.
    La migliore offerta poggia tutto sull’ambiguità del personaggio protagonista che ha il volto e la perfomance stratosferica del premio Oscar Geoffrey Rush e su una regia di Tornatore attenta a descrivere questo misogino e ricreare gli ambienti giusti per questa strana storia d’amore (da vedere la prima cena al ristorante per credere)…..se il Tornatore regista è da livelli decisamente alti il Tornatore sceneggiatore si perde nell’eccessivo meccanismo che ha costruito mancando il raccordo tra la prima ora di film e il colpo di scena finale creando delle situazioni al limite del grottesco che stonano con il clima di suspance che pervade la pellicola (dalla cena in casa spiata, all’asta interrotta più volte dal cellulare di Geoffey Rush fino all’agguato davanti alla villa) e che denuncia una mancanza di verosimilità…..inoltre se il protagonista è maestoso non si può dire così del resto del cast soprattutto della protagonista femminile che una volta uscita allo scoperto non ha il piglio giusto da tenere per portare avanti i tormenti di una femme fatale.
    Con questo non voglio dire che “La migliore offerta” sia un film brutto anzi ma si è avuta la sensazione che il film si è girato un po’ su se stesso nella fase centrale fino all’enigmatica scena finale che racchiude la frase e tutto il significato metaforico del film “In ogni falso si nasconde sempre qualcosa di autentico!”
    Voto 6,5…..qualcuno offre di più?…..aggiudicato

    • Annafranca Geusa scrive:

      Aggiudicato!! …concordo in pieno!

    • Cristina Ruggieri scrive:

      Io offro un bell’ otto! Ho trovato la sceneggiatura fantastica. Talmente ricca da costringere a ripensarci sopra più volte. Ad esempio, se è vero che il personaggio è vittima di una truffa, è anche vero che lui stesso è un truffatore che si crea un patrimonio personale non rivelando il vero autore/contenuto dei quadri che si vuole portare a casa. E anche di fronte a Claire, nonostante ne sia innamorato, non è completamente “vero”, visto che non le rivela nulla dell’automa. E viene da chiedersi c’è un personaggio “vero” fino in fondo?
      Altra nota: Viirgil non è freddo e privo di sentimenti. Lo è solo verso gli esseri umani. Ma si scalda di fronte ai capolavori e si innamora delle opere d’arte.

    • Cristina Bellosio scrive:

      Concordo con l’8 di Cristina R…..i motivi li trovate nel mio commento su questa pagina..

      • Marta Erba scrive:

        Anch’io concordo con l’8. Un film che apre così tante riflessioni non può che meritare un voto alto, e i suoi difetti passano in secondo piano.

Lascia un Commento