Bella Addormentata

      

 

 

Protagonista dell’uscita del 12 settembre il film di Bellocchio invita a molteplici riflessioni sul delicato tema dell’interruzione volontaria della vita.

Dati Tecnici

Regia: Marco Bellocchio
Con: Toni ServilloIsabelle HuppertAlba RohrwacherMichele RiondinoMaya SansaPier Giorgio BellocchioBrenno PlacidoFabrizio Falco.
Durata: 110 minuti

Trama 

Primi giorni di febbraio 2009. Eluana Englaro, dopo 17 anni trascorsi in coma e con alimentazione artificiale, viene fatta trasportare dal padre in una struttura ospedaliera di Udine in cui operano medici disposti a interrompere il trattamento. L’avvenimento scatena in Italia la reazione di fronti opposti. C’è chi vuole impedire ad ogni costo che ciò avvenga e chi invece ritiene che sia l’attuazione di un diritto civile. Il senatore Uliano Beffardi del Popolo della Libertà viene convocato a Roma per la votazione del decreto d’urgenza in materia voluto dal governo Berlusconi per contrastare la volontà del padre della giovane donna. Se Beffardi sta maturando dei dubbi sul voto (anche in seguito a una vicenda personale), sua figlia Maria è invece determinata nel raggiungere la clinica per manifestare contro l’interruzione del trattamento. Incontrerà Roberto e suo fratello diversamente schierati sul fronte opposto. Intanto il dottor Pallido si trova dinanzi al caso di Rossa, tossicodipendente che cerca la morte, mentre la Divina Madre (un’attrice ritiratasi dalle scene per assistere una figlia in coma profondo) ha cancellato qualsiasi altro interesse dalla propria vita a partire dal marito e dal figlio.

 

 

 

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  1. Elena Costa scrive:

    Un film importante e con una sceneggiatura interessante. Io ho trovato un po’ confuso l’inizio, poi il film ha preso il via e non mi ha stancata mai. Il tema è forte ma va al di là della sola eutanasia, si parla di malattia in genere: fisica, mentale, psicologica…e soprattutto di rapporti umani e di amore, di sentimenti.
    Questo il grande messaggio, perchè poi ognuno di noi può pensare e stare da una parte o dall’altra, ma alla fine dei nostri giorni ciò che conta non sono la religione, la politica, il teatro..bensì i rapporti che gli esseri umani sanno creare con gli altri.
    Io sono fra quelli a cui il film è piaciuto e ha dato forte impatto emotivo.

  2. Cristina Bellosio scrive:

    Ripensavo in questi giorni al film….e mi è sembrato che in qualche modo ci sia una mancanza nell’affrontare il tema dell’eutanasia…il film mostra il diverso atteggiamento di chi si trova ad affrontare il dramma di decidere se interrompere o no la vita…..non emerge, però, se non come accenno uno dei temi di dibattito che contrassegnò il caso di Eluana e che, a mio parere, è un elemento chiave da considerare…..quanto conta l’autodeterminazione della persona in stato di sofferenza, quanto si deve rispettare l’intenzione espressa dalla persona che vuole mettere fine alla propria vita ?! Ha valore l’intenzione della persona se espressa nel passato e non nel momento in cui si trova impossibilitata a farlo ?

  3. Daniela Lazzara scrive:

    Molto poco convinta, e il motivo principale è la parzialità con cui, per me, viene lanciato uno sguardo al mondo dei credenti. In diversi momenti del film ho davvero avuto difficoltà nel credere a quello che vedevo. Mi dispiace molto che gli unici rappresentanti di questo mondo nel film siano presentati quasi come dei teatranti, in bilico tra la follia e una persecuzione talebana da invasati. Il fatto che nella fase finale del caso Englaro ci siano state situazioni simili dai media naturalmente amplificate non toglie che nell’affrontare il tema, secondo me, sarebbe stata apprezzata un’analisi più approfondita. Non mi aspettavo che Bellocchio costruisse un film senza mostrarci la sua lettura e il suo approccio al tema (sicuramente ostico), ma avrei voluto che una visione diversa dalla sua meritasse almeno uno spazio serio. La parte più riuscita è nel discorso che Servillo pronuncia, immaginando le sue dimissioni e nella scena da “antica Roma”, veramente emblematica!

    • Cristina Ruggieri scrive:

      Daniela, io mi sono stupita invece di quanto profondamente cristiano è il messaggio di Bellocchio: un inno all’amore, unica salvezza dell’umanità, più potente addirittura della libertà che da sempre è stata il valore principe dei laici come Bellocchio. Quello che Belocchio mostra nel film sono i credenti fanatici, che agiscono per principio, invece che per amore. E che così facendo tradiscono in toto il messaggio cristiano. Che è un messaggio d’amore.

  4. Cristina Bellosio scrive:

    Grande merito a Marco Bellocchio per aver affrontato in questo film il tema delicato della scelta volontaria di interruzione della vita e per aver risvegliato l’attenzione collettiva su un argomento di forte valenza etica.
    Apprezzabile lo sforzo del regista di mostrare come nella molteplicità delle situazioni possibili, sia la ragione dei sentimenti e non quella della fede o dell’ideologia a condurre alla scelta di interrompere una vita o salvarla.
    Non tutte le diverse vicende presentate durante lo svolgimento del film mi sono parse riuscite ; senza alcun dubbio il quadro narrativo più interessante è quello legato alla vicenda del senatore Pdl interpretato dall’eccellente Toni Servillo. Sullo sfondo della vicenda personale di quest’uomo, che decide di oppore la propria coscienza personale alla logica di partito, emerge il ritratto di una classe politica in stato di narcosi. Intorno a Servillo si muovono persone squallidamente assertive, che non hanno il coraggio di azioni vere, ma o rimangono a mollo a guardare, senza prendere decisioni ( tutt’ora in Italia non ci sono leggi ad hoc sull’eutanasia), o si limitano a pronunciare frasi ad effetto sulla vicenda Englaro. Proprio questa classe politica è la vera, imperdonabile dormiente, la bella addormentata che ha perso coscienza e fatica a riprendere contatto con la realtà quotidiana delle persone comuni, oggetto degli episodi narrativi scelti da Bellocchio.
    Il cast di attori è molto ricco, ma alcune interpretazioni mi hanno poco convinto, in particolare quella di Alba Rohrwacher, protagonista dell’episodio narrativo che meno ho apprezzato in questo film.

  5. Cristina Ruggieri scrive:

    La bella Addormentata è un film corale, un po’ alla Altman, simile nella struttura all’”ora di Religione”. Intorno alla vicenda di Eluana Englaro e alla sua vergognosa strumentalizzazione poltica, Bellocchio ci racconta tre storie parallele che hanno tutte in comune il contrasto dialettico tra amore, libertà di scelta, e principi astratti, che si vorrebbero universali, indipendenti dalla specifità delle situazioni cui andreabbero applicati.
    In tutti e tre i casi le storie testimoniano che solo l’amore disvela la realtà, mentre i convincimenti astratti finiscono per diventare fanatismo vero e proprio anche se mossi dalle migliori intenzioni.
    In questo senso il tema del film mi ha ricordato “I cento chiodi” di Ermanno Olmi, anche se lo svolgimento di Bellocchio è meno sognante e paradossale di quello di Olmi.
    Una menzione speciale va al personaggio dello psichiatra interpretato da Herlithzka e alla scena nel bagno turco, che ho trovato assolutamente geniali. Splendida sintesi, più efficace di mille analisi, di ciò che è diventata la politica italiana.

    • Cristina Bellosio scrive:

      Concordo con te Cristina…la scena delle terme è una delle migliori del film, per l’eccellenza degli attori e la forza dei dialoghi…

      • Marta Erba scrive:

        Concordo anch’io sull’analisi generale (e sull’efficacia della scena delle terme), credo però che la bellezza del film stia (anche) nella mancanza di una chiara chiave di lettura o di una tesi preconcetta sulla questione. Bellocchio non fornisce nessuna risposta, offre solo spunti di riflessione che fanno traballare ogni convincimento personale in materia. A mio avviso non comunica che l’amore svela la verità, se mai l’amore svela la crudezza di certe scelte ideologiche. Ma l’amore non sempre c’è né si manifesta in modo oggettivo e coerente, quindi non dà alcuna risposta a una questione che invece richiede delle regole perché qualcuno (il medico? la famiglia? la persona stessa o un suo documento firmato a suo tempo?), a un certo punto del fine-vita, le decisioni le deve prendere. Englaro ha costretto la politica a interrogarsi su un vuoto legislativo che però tale è rimasto, e si è anzi esasperato perché, nel tentativo di stabilire regole, è venuto meno il buon senso (discrezionale e discutibile) che finora era stato applicato. La libertà di scelta, da molti proposta come unica possibile soluzione, è diventata proprio l’elemento della discussione: per i cattolici noi non disponiamo di libertà di scelta sulla nostra vita (e sulla nostra morte), cosa che invece appare ovvia a chi ha una visione laica. Ma anche la visione laica è a suo modo ideologica: è giusto che ciascuno di noi sia libero di fare quello che vuole a se stesso? Il regista sembra suggerire che questa libertà non dovrebbe essere concessa a chi, per problemi personali ma in assenza di condizioni realmente patologiche, vorrebbe comunque porre fine alla propria vita, come cerca di fare la donna interpretata (splendidamente) dalla Samsa. Secondo me Bellocchio ha il merito di aver rappresentato la complessità della situazione senza irritare nessuno, come a cercare di dare inizio (e sarebbe ora!) a un dialogo civile tra le diverse visioni del mondo.

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