Un film avventuroso e colorato di malinconia ed entusiasmo

The french dispatch” e’ un film in tutto e per tutto di Wes Anderson, se lo amate amerete anche questa sua nuova fatica, altrimenti di sicuro non cambierete idea. Arriva in sala dopo essere passato al Festival di Cannes di quest’anno dopo purtroppo lo slittamento causa Covid.

 

Arthur Howitzer Jr., figlio del fondatore e proprietario del quotidiano “The Evening Sun” di Liberty (Kansas), ha convinto anni prima il padre a finanziare un supplemento domenicale e ha installato la redazione a Ennui-sur-Blasé.
Espatriata in Francia, “Picnic” diventa “The French Dispatch” e copre ‘con stile’ la cronaca del paese. Perché intorno alla sua scrivania, Horowitzer Jr. ha raccolto i migliori giornalisti del suo tempo.
Archeologi del quotidiano, ‘inseguono’ su campo il soggetto che gli è stato assegnato: una contestazione studentesca che volge in idillio, l’indagine di un commissario sulla pista dei rapitori di suo figlio, un artista psicotico e galeotto innamorato della sua secondina, il necrologio di Arthur Howitzer Jr, che ha posato la penna.
E l’ultimo numero sarà un’antologia di articoli, i migliori, dedicata a lui. Si stampi.

 

Solito cast oceanico con tra gli altri Timothe Chalamet, Elisabeth Moss, Willem Dafoe, Bill Murray, Lea Seydoux, Benicio Del Toro e Saoirse Ronan.


 

Sentiamo le parole del regista americano su questo suo attesissimo film:
 
“Si tratta della fusione di tre idee diverse. La prima è la mia passione per i film a episodi, in particolare quelli italiani degli anni 60 e 70, come Ro.Go.Pa.G., Boccaccio ’70 o Tre passi nel delirio, dove c’è il formidabile Toby Dammit, di Fellini. La seconda è la volontà di celebrare il mondo del New Yorker e dei suoi fondatori, come Harold Ross e William Shawn: è qualcosa che avrei voluto fare da tanto tempo e oggi sono riuscito a realizzare, anche se il film parla di una rivista immaginaria.
La terza idea è quella di realizzare qualcosa di ispirato al cinema francese. La rivista è quindi una cornice per le tre storie che raccontano di un gruppo di scrittori americani in Francia: ho realizzato la sceneggiatura dopo aver elaborato le storie insieme a Roman Coppola, Hugo Guinness e Jason Schwartzman.
 
L’idea di raccontare le vicende di alcuni scrittori americani in Francia fa venire in mente Festa mobile di Hemingway. È inevitabile, ma il riferimento è solo parziale: non ho pensato alla cosiddetta generazione perduta, ma a A. J. Liebling, James Baldwin e Mavis Gallant.
Oltre all’amore per la Francia, e il fatto che ci vivo parte dell’anno, mi sono ispirato da quello che dice nel film Jeffrey Wright, parlando di cosa significhi vivere lontano da casa: ogni cosa ti sembra inevitabilmente avventurosa, e nello stesso tempo colorata di malinconia ed entusiasmo.
 
Tutte le storie sono in bianco e nero con alcuni momenti a colori. Ce n’è anche una quarta in cui Owen Wilson ci accompagna in una visita della città dove è ambientato il film, e anche questa parte è sia a colori che in bianco e nero. Per quanto riguarda il formato, è quasi tutto quadrato, tranne una sequenza con Frances McDormand e Timothée Chalamet.
 
Questo film è un insieme di quello che vedo, quello che vorrei che fosse e quello che temo sia la realtà.”

 

Che ne dite di vederci il sempre immaginifico trailer italiano ?

 


 

Questa voce e' stata pubblicata in Di tutto un po' e contrassegnata con .

Lascia un Commento