La pelle che abito

Mercoledi’ 28 settembre “La pelle che abito” e’ stato protagonista dell’uscita degli Amici del Cinema. Abbiamo raccolto i commenti di chi ha visto il film quella sera.

Caterina
“A me i film di Almodovar lasciano completamente indifferente. Non mi piacciono, non mi emozionano e al di là di qualche spunto originale non trovo altro…sicuramente è una questione di gusti…non amo il grottesco, il surreale e l’eccessivo ad ogni costo..il geniale sì e queste caratterisctiche le riscontro, per esempio, in qualche film di Woody Allen e di Ozpetek. Comuque, è sempre piacevole andare al cinema in compagnia …ciao e alla prossima! :)

Cristina
“La notte mi ha portato consiglio sul senso del film. Vorrei rivedere l’inizio: le frasi che il chirurgo Banderas dice ai suoi studenti sull’importanza del volto sono quelle che lo svolgimento del film mette in discussione. Ci illudiamo di conoscere, ci innamoriamo dell’involucro esterno attribuendo ad esso l’anima che immaginiamo gli corrisponda, non riuscendo ad andare oltre. Al punto che perfino il razionalissimo e freddo Banderas/chirurgo che sa benissimo chi c’è dietro il corpo perfetto e il viso bellissimo che lui stesso ha costruito finisce per innamorarsene, immaginando dietro quel volto una donna che non esiste.
E se il finale, sembra aprire alla speranza, forse adesso Cristina potrà amare Vincent, è una speranza durissima. Come a dire che per essere “visto” davvero devi cambiarti la pelle!! In ” tutto su mia madre ” Almodovar si interrogava sulla possibilità di modificare l’involucro (con la chirurgia plastica) per assomigliare a ciò che si è dentro. E lo faceva suscitando emozione e empatia. In questo film si muove in direzione opposta: ci mostra quanto l’essere umano si lasci ingannare/illudere dall’involucro e non riesca a vedere ciò che c’è dietro. E lo fa con freddezza, costruendo una storia surreale, paradossale ai limiti dell’horror. Non so se mi è piaciuto il film. E’ talmente costruito che la verità quasi si perde. Io preferisco l’Almodovar più dolce e poetico di Tutto su mia madre appunto o di Parla con lei.”

Silvia
“Allora riporto qui il commento che avevo lasciato sulla pagina dell’evento..Secondo me è davvero bello: sconfinatamente assurdo, ma magistralmente condotto. La regia è curatissima, meticolosa, quasi “chirurgica” in alcuni passaggi. L’inizio apre una serie intricata di linee narrative che poi si compongono in modo un po’ machiavellico, ruotando principalmente introno ai temi dell’identità o non identità sessuale, e ponendo anche un po’ l’accento sull’alternanza dei ruoli dei personaggi fra vittima e vendicatore. In breve, secondo me: totalmente e magistralmente Almodovar!”

Elisa
“a me Almodovar piace, sempre e comunque anche nei suoi eccessi. Questo film è davvero strano non riesco ancora ad esprimere un giudizio…eppure a livello visivo l’impatto è stato fortissimo ancora oggi mi tornano alla mente alcune scene, alcuni dettagli….e ogni volta che ripenso a parti del film trovo spunti di riflessione nuovi. Poi i rimandi alla filmografia passata e agli attori feticcio con i quali Almodovar si autocita…la scena in cui la figlia di banderas getta i TACCHI A SPILLO o il cognome della sua creatura.. CRUZ….”

Lando
“bel film, ma una bellezza hollywoodiana… a me piace Almodovar ma il film visto mercoledì è sicuramente il suo film più brutto. non più una storia, un racconto, dei personaggi, ma solo una bel prodotto da vendere. e come un bel vestito di Capucci, di Valentino di Balenciaga ma fatto non in seta ma in acrilico…”

Stefano
“Io ho visto il film oggi, due ore che filano senza un attimo di noia, ma il risultato finale non mi ha emozionato (in un verso o nell’altro) per niente. Concordo con chi dice che la precisione (veramente “chirurgica”) della sceneggiatura, i tempi precisi delle regia e degli attori sommergono tutto il resto. E’ un film perfetto. Io invece amavo i film imperfetti di Pedro, quelli con un lacrima vera che solcava i cuori dei protagonisti e alla fine anche i miei di spettatore.”

Maria Giovanna
“Concordo con Stefano sull’evidente perfezione formale del film, ma l’Almodovar che io amo è quello più “sporco”, mi manca la commistione kitsch di generi di un Pedro trasgressivo, che gioca(va) con i canoni e le forme e rendeva tutto così eccessivo. So che il grande pubblico ama l’Almodovar melò e commovente da “Tutto su mia madre” in poi e crede che quella sia la sua cifra, ma quello che io continuo ad amare e a cercare ormai quasi invano nei suoi film è lo stile dissacrante di situazioni e personaggi improbabili e grotteschi, dove il melodramma è un pretesto per la caricatura. Certo, oggi Pedro è diventato il classico di se stesso, forse la realtà dei nostri tempi ha superato l’immaginazione ed è difficile essere dissacranti come lo si poteva essere nella Spagna post-franchista degli anni ’80. In questo film, che per fortuna non indulge a nessun sentimentalismo, qualcosa dell’Almodovar prima maniera riecheggia nell’incursione grottesca del personaggio kitsch vestito da tigre e nella dissacrante allusione a stupri e incesti (questi sì sempre presenti nel suo cinema), mai tragici ma sempre destinati a ribaltarsi nel comico grazie alle situazioni assurde e caricaturali in cui si compiono e vengono mostrati, dove è tutto il mondo benpensante ad essere capovolto e ridicolizzato. Grande Marisa Paredes.”

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