Se guardate il cast sotto questa è l’ennesima prova che Luca Guadagnino è, assieme a Paolo Sorrentino, l’unico regista italiano che attira attori e sceneggiatori internazionali.
Dopo solo un anno dall’intenso “Queer” il regista di Palermo torna nuovamente alla regia con “After the Hunt: Dopo la caccia” un avvincente dramma psicologico scritto da Nora Garrett.
Alma Himoff insegna Filosofia all’università di Yale, dove sta per ottenere la tanto attesa cattedra. È stimata da tutti, in particolare l’assistente Hank e la dottoranda Maggie, che si contendono le sue attenzioni lanciandosi reciproche frecciatine: il quarantenne Hank definisce la ventenne Maggie rigida come tutta la sua generazione, e la ragazza lo invita a non… generalizzare.
Ogni tanto Alma si piega in due dal dolore, ma non ne fa cenno al marito Frederick, che la accudisce amorevolmente ma la definisce impenetrabile, per non dire insensibile.
Quando Maggie si presenta a casa della professoressa raccontandole di essere stata molestata da Hank, Alma si trova fra due fuochi; da un lato l’empatia verso la studentessa e la propria nomea di paladina delle donne, dall’altro la volontà di concedere al suo assistente il beneficio del dubbio.
Un metronomo ticchetta, marcando l’imminenza karmica dei destini di questo pugno di esseri umani nell’era del #metoo e della political correctness.
Come sempre cast internazionale con Julia Roberts, Ayo Edebiri, Andrew Garfield, Michael Stuhlbarg e Chloë Sevigny.
Riprendiamo le parole di Guadagnino durante la conferenza stampa del Festival di Venezia dove questo film è stato presentato fuori concorso:
“Quello che amo di più del film è che guardiamo le persone nella loro verità. Ognuno ha la propria verità, e nessuna è più importante delle altre. Quello che vediamo è lo scontro tra verità, non un manifesto volto a far rivivere valori superati.
I titoli di testa richiamano esplicitamente lo stile dei film di Woody Allen perchè è un canone con cui sono cresciuto. Quando ho iniziato a pensare a questo film con i miei collaboratori non potevamo fare a meno di richiamare alla mente “Crimini e misfatti”, “Un’altra donna”, “Hannah e le sue sorelle”. C’era un’infrastruttura nella storia che ci sembrava legata alle opere di Allen tra l’85 e il ’91. E poi, giocare con quella grafica e quel font significa anche confrontarsi con la responsabilità di guardare ad un artista che amiamo, pur sapendo delle ombre che lo circondano.
Ciò che portiamo dentro di noi senza sapere di portarlo, e ciò da cui siamo mossi senza sapere di esserne mossi. È affascinante. Perfino le bugie delle persone raccontano la verità.
Mi chiedo sempre: cosa vuoi? Finora mi sono risposto che desidero la tranquillità. Quando vedo l’ambizione negli altri, nel volere qualcosa che sia un’affermazione di sé al di sopra delle altre persone, mi interessa, perché si tratta soltanto di dominio.
Trovo dunque bellissimo avere l’opportunità di esplorare questa ricerca cieca di potere tra gli individui: il bisogno di fare qualsiasi cosa pur di possedere il potere, di essere definiti dal potere che si ha.
Hermann Melville diceva: “Preferirei di no”. Ho sempre fatto film su chi “preferisce di no”, ma questa volta ho voluto ribaltare la prospettiva e raccontare chi invece vuole.”
Classico finale con il trailer ufficiale !
