“Una battaglia dopo l’altra” (in originale “One Battle After Another”) è il nuovo film di uno dei più importanti autori del cinema contemporaneo, Paul Thomas Anderson (tre anni dopo il bellissimo “Licorice Pizza“).
Per questo film Anderson si è liberamente ispirato a uno dei romanzi capolavoro della letterarura postmoderna, “Vineland” di Thomas Pynchon, lo stesso autore che gli è servito da punto di partenza per il bellissimo “Vizio di forma” e ha prodotto un film che già la critica posiziona tra i migliori di tutto il 2025.
Bob Ferguson è uno stravagante padre di mezza età. Capelli lunghi e baffo a manubrio, vive come un reduce di sé stesso, smarrito e in preda alle dipendenze. Sedici anni fa, però, era il faro della French 75, un pugno di rivoluzionari americani uniti da ideali libertari.
Quando un vecchio rivale, il colonnello nazionalista Steven J. Lockjaw rapisce la sua unica figlia, è costretto a imbracciare di nuovo il fucile e radunare i vecchi compagni d’armi. Spalleggiato dall’intraprendente Perfidia, farà di tutto per ricongiungersi alla sua creatura.
Supercast con Leonardo DiCaprio, Benicio Del Toro, Sean Penn, Regina Hall e Wood Harris.
Adesso è il momento giusto di lasciare la parola a Virna Castiglioni che ci racconta qualcosa di più su questo film:
Un film corale per Paul Thomas Anderson che in poco più di due ore (a onor del vero l’essere stringati e sintetici non è mai stata una dote ascrivibile al maestro) realizza un’ opera imponente, cooptando i migliori attori in circolazione. Il film è liberamente tratto da un romanzo di Thomas Pynchon “Vineland” ma è solo un dettaglio perché nella pellicola si ritrovano solo suggestioni, spunti e niente di più.
Già il riadattamento di un’ opera letteraria così complessa sarebbe stata materia da fare tremare i polsi a chiunque. Anderson fa un passo ulteriore adattando una storia che nasce e vive nel passato rapportandola invece ai giorni nostri.
Un’America che viene presentata con tutti i suoi peggiori vizi e difetti, incarnata da personaggi che portano avanti ideologie con la stessa tigna e determinazione che metterebbero per salvare la propria pelle.
La contrapposizione fra bene e male, fra buoni e cattivi è dicotomica, forte ed estrema ma da ambo i lati e gli schieramenti ci sono zone d’ombra che si mischiano con la luce abbagliante delle ideologie.
La rivoluzione è qualcosa che appartiene alle nuove generazioni, a chi lotta senza paura delle conseguenze e non ha niente da perdere perché ancora non ha costruito nulla con le proprie mani.
Combatte un sistema iniquo che costringe essere umani ad essere privati della libertà sottomessi incriminati solo per essere nati dalla parte sbagliata al di là di un confine che è stato tracciato da altri uomini che si arrogano il diritto di decidere cosa è giusto e sbagliato senza mai mettersi in discussione uomini duri e puri che non sentono ragioni se non le loro e si comportano come carcerieri delle libertà altrui.
Come il colonnello Steven J. Lockjaw interpretato magistralmente da un Sean Penn che più invecchia e, se ancora possibile, migliora la sua bravura.
Uomo tutto d’un pezzo, che non si concede attimi di debolezza perché non ne puo’ avere pena l’ esclusione dai club che contano. Circoli che non ammettono alcun tipo di contaminazione perché chi sbaglia è fuori ma lo è per sempre, pagando con la vita errori anche quando non si è consapevoli di averli commessi.
Il resto del cast di attori non ha bisogno di presentazioni e mantiene tutte le promesse di vedere in azione mostri di bravura che si trasformano, si imbruttiscono, si consumano regalando interpretazioni che colpiscono e stupiscono per la padronanza che dimostrano in scena.
La trama è davvero ridotta ai minimi termini e non è nemmeno tanto importante sapere quello che succede se non per sommi capi perché in questo tipo di film la realizzazione (che è impeccabile ai limiti del capolavoro) trascende il cosa viene raccontato.
La storia è un pò surreale ma quello che colpisce maggiormente è la caratterizzazione dei personaggi, la loro evoluzione. I temi trattati sono esplorati mettendo in campo tutte le sfaccettature possibili, tutti i punti di vista esistenti. Racconto generazionale, intimo, privato ma anche globale, universale.
Una fotografia spietata di un’America che non si nasconde più come un tempo celando le proprie convinzioni attraverso facciate di falso buonismo e morale ipocrita ma rivendica con orgoglio posizioni nette, estreme che non lasciano adito a dubbi. Il film è una condanna, senza se e senza ma, di un potere che mostra i muscoli e fa la voce grossa con chi non può difendersi e non ha rappresentanti che li sostengano da soprusi e vessazioni.
Una cavalcata fra scenari che vengono valorizzati da un’ottima fotografia, una commistione di generi che si raccordano alla perfezione per regalare un’immersione totalizzante in un altrove che ricorda in modo aderente quello che sta avvenendo nel qui ed ora, sotto i nostri occhi.
Anderson firma il suo lavoro migliore in una progressione di film intelligenti e sorprendenti che lasciano trasparire la genialità e la padronanza tecnica del mezzo cinematografico che al giorno d’oggi ha pochi rivali.
Terminiamo con il trailer ufficiale di questo atteso film !!
