La famiglia è la culla di ogni disinformazione

Noah Baumbach e’ ormai uno dei registi piu’ famosi e piu’ riconoscibili del mondo cinematografico odierno e non stupisce che i suoi film siano spesso ospitati nei principali festival.
 
E cosi’ dopo l’ottimo “Storia di un matrimonio” anche “Rumore bianco (White Noise)” e’ stato presentato in anteprima allo scorso festival di Vneezia con discrete recensioni.
 
Tratto dall’omonimo complesso romanzo di Don DeLillo esce adesso su Netflix.

 

A Blacksmith, piccolo centro nel Midwest, scorre imperturbabile la vita quotidiana della famiglia Gladney: Jack, Babette e i loro quattro figli, nati da matrimoni precedenti.
Una routine scandita da sedute televisive, confronti padre-figlio, discorsi ragionati o irragionevoli su questa o quell’altra notizia, tirate su questo o quell’altro prodotto e visite rituali al supermercato, dove tutti si abbandonano al consumo frenetico di oggetti, messaggi, rumore.
Un rumore di fondo che ossessiona Jack, professore al College on the Hill, dove ha fondato un dipartimento di studi hitleriani.
Da qualche tempo l’uomo vive in una sorda e costante paura della morte.
Un enorme nube chimica, causata dal deragliamento di un treno, materializza improvvisamente la sua angoscia, minacciando direttamente l’esistenza dei Gladney.

 

Grande cast con i soldali Adam Driver e Greta Gerwig e poi anche Jodie Turner-Smith, Don Cheadle e Raffey Cassidy.


 

Sentiamo le parole del regista newyorkese alla conferenza stampa del festival di Venezia:
 
“La rilettura del romanzo ha coinciso con la pandemia e non riuscivo a credere quanto fosse rilevante. Quello che stava accadendo era in sintonia con quello che succedeva nel romanzo. Allo stesso tempo mi rendevo conto che il linguaggio di DeLillo era molto simile al mio linguaggio registico.
 
La famiglia è la culla di ogni disinformazione, si tratta di una cosa che vediamo in tutte le famiglie, come ricamiamo le storie che raccontiamo sulla nostra famiglia, questa è una cosa che vediamo molto in America.
Tutto il tema che vediamo raccontato attraverso i figli, che ha molto a che fare con il linguaggio, è una cosa che mi affascina molto.
Credo che il film sia tutto incentrato su come noi ci inventiamo piani e strategie per tenere lontano il pericolo e la morte.
Ogni tanto la morte arriva e non sappiamo come reagire, guardiamo la televisione, quelli nella macchina vicino a noi e non sappiamo dire se è vero pericolo o no. Poi succede che il pericolo passa e torniamo ai nostri rituali, alla spesa al supermercato, però abbiamo visto una cosa diversa un attimo prima. Quello che ho visto nel romanzo di DeLillo, che poi c’è nel film, è un’opportunità per la famiglia di riavvicinarsi, di guardarsi dentro ed essere più vicini.
 
Questo è un film sulla cultura americana, io ero un ragazzo in quegli anni, per me è stato un periodo molto formativo.
Di base quello che è stato creato in quegli anni è un linguaggio. A De Palma hanno posto la stessa domanda per il film “Vestito per uccidere”, dicendo che aveva utilizzato un’inquadratura alla Hitchcock, lui rispose che Hitchcock ha creato un linguaggio che noi possiamo usare, per me è stata la stessa cosa con i film degli anni Ottanta.”

 

E questo e’ il trailer ufficiale !!

 


 

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