Un’indomita e drammatica battaglia per la liberta’

Applaudito a Cannes e grande successo di pubblico in Francia, “Non conosci Papicha” di Mounia Meddour (tuttora bandito in patria), racconta una battaglia per la libertà che colpisce al cuore e che, dopo alcune anteprime nelle arene estive, arriva finalmente nelle sale italiane.
 
Ed e’ un film che sicuramente non dobbiamo perdere.

 

Nell’Algeria degli anni novanta, Nedjma studia francese all’università e sogna di diventare stilista, ma la sua vita è sconvolta da un’ondata di fondamentalismo religioso che precipita il paese nel caos. Determinata a non arrendersi al nuovo regime, Nedjma decide di organizzare con le compagne una sfilata dei suoi abiti, che diventerà il simbolo di un’indomita e drammatica battaglia per la libertà.

 

Nel cast Lyna Khoudri (che ritroveremo anche in “The French Dispatch” di Wes Anderson), Shirine Boutella e Amira Hilda Douaouda.


 

Queste le interessanti parole di presentazione della regista Mounia Meddour Gens:
 
“Ho studiato in Algeria in un campus molto simile a quello del film e nella stessa epoca. A metà del cosiddetto “decennio nero” la mia famiglia ha deciso di lasciare il paese, anche perché mio padre, anche lui regista, aveva ricevuto diverse minacce come molti altri intellettuali.
 
Il campus è un microcosmo che ruota attorno a Nedjma e alla sua storia di resistenza, ed è lei che ci accompagna in questo viaggio irto di insidie che svela le diverse facce della società algerina, ma che parla anche di sorellanza, di amicizia e di amore.
La passione per la moda di Nedjma (soprannominata Papicha, ossia una giovane ragazza attraente e indipendente) è il simbolo di questa battaglia contro il fondamentalismo islamico, del desiderio di valorizzare il corpo femminile piuttosto che nasconderlo.
E mi affascinava l’idea che per la sfilata finale Nedjma decidesse di disegnare degli haïk, le vesti bianche tradizionali algerine, molto semplici e economiche, che rappresentano alla perfezione un’idea di purezza e eleganza.
 
È stato importante per me poter girare in Algeria, anche per inserire nel film delle scene dal taglio quasi documentaristico e quella parlata tipica, molto creativa, che unisce arabo e francese e che chiamiamo françarabe.
Inoltre, il ricordo del decennio nero è ancora vivo in Algeria e per molte persone le riprese sono state un’occasione per esorcizzare quella stagione, anche solo discutendone e parlandone.”

 

E giusto per contestualizzare il film:
 
“Con Guerra civile algerina, o “decennio nero”, si intende il conflitto sorto tra il governo algerino e vari gruppi islamisti armati a partire dal 1991, un conflitto durante il quale sono state uccise oltre 150.000 persone, senza dimenticare le migliaia di esiliati e circa un milione di sfollati.
Le origini degli scontri risalgono alla crisi economica della fine degli anni ’80, legata al crollo del prezzo del petrolio, quando si moltiplicarono le manifestazioni in piazza per chiedere più democrazia e migliori condizioni di vita.
Il partito unico allora al governo indisse le elezioni aprendo alla competizione elettorale con nuove formazioni politiche, tra cui il Fronte Islamico della Salvezza (FIS): dopo aver vinto le elezioni amministrative nel 1990, il FIS si apprestava a sorpresa a vincere le politiche, con l’obiettivo di trasformare l’Algeria un regime islamico.
La conseguenza fu la cancellazione delle elezioni e il colpo di stato di una giunta militare, che mise il FIS fuori legge: dalle sue ceneri nacquero il Movimento Islamico Armato (MIA) e il più radicale Gruppo Islamico Armato (GIA).
I due gruppi iniziarono una stagione di terrore tra i civili con omicidi, rapimenti e violenze che cambiarono in profondità la società algerina e che raggiunsero il picco nel 1997, quando il GIA arrivò a sterminare interi villaggi. La fine del conflitto e la stabilizzazione del paese giunse solo nel 1999 con l’elezione di Abdelaziz Bouteflika e l’amnistia per molti terroristi del GIA, così come per i militari che avevano risposto alla violenza con ulteriore violenza. Bouteflika è rimasto in carica fino al 2019, quando il profondo scontento popolare e l’abbandono dell’appoggio dell’esercito lo hanno spinto infine a dimettersi”

 

E questo e’ l’emozionante trailer ufficiale !!

 


 

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