Scuro come un thriller, epico come un western

Santiago Esteves, argentino classe 1983, ha iniziato a lavorare come montatore per Pablo Trapero, Mariano Llinás e Milagros Mumenthaler e adesso ha esordito, con premi in tantissimi festival in tutto il mondo, con questo ottimo “L’educazione di Rey” (“La educacion del Rey”).

 

Al centro della storia Reynaldo, alias “el Rey” (il Re), un ragazzo che viene introdotto dal fratello nella Mala di Mendoza. Qualcosa va storto però la notte in cui El Rey è chiamato a far un colpo in un ufficio notarile scatta l’allarme.
I suoi due complici vengono catturati da una volante, lui con la refurtiva in tasca riesce a scappare sui tetti.
Nella fuga cade in un giardino distruggendo una serra. Il padrone di casa, Vargas, una guardia giurata in pensione, lo ammanetta ma istintivamente gli da riparo.
Il mattino seguente, gli propone un accordo: non lo denuncerà alle autorità a cambio che lui ripari ciò che ha rotto in giardino. Gli insegnamenti che Vargas darà al giovane, faranno sbocciare una relazione che rimanda alle antiche leggende sulla formazione che veniva impartita ai sovrani. El Rey impara, si fa ben volere, sembra aver trovato l’equilibrio.
Ma questo patto comincia a incrinarsi quando i due compari tornano in libertà su autorizzazione di un “cattivo tenente”: là fuori la Mala ha sete di vendetta.

 

Nel cast Martín Arroyo, Germán de Silva (“Storie pazzesche”), Matías Encinas, Walter Jakob.


 

Sentiamo allora un breve estratto dalle note di regia del regista Santiago Esteves:
 
“In Argentina, anni e anni di diseguaglianze sociali hanno fatto crescere la malavita, e in questo contesto i media hanno costruito e reso popolare un personaggio: “el pibe chorro” [letteralemte "il ragazzino delinquente"].
Cresciuti in condizioni di cronica marginalità e povertà, gli adolescenti più svantaggiati sono spesso costretti a lavorare per le frange deviate della polizia, e a delinquere per loro. La polizia e la malavita non hanno più distinzione.
 
Quando lo sceneggiatore Juan Manuel Bordón mi ha parlato dei personaggi di Rey e Carlos Vargas [“el pibe chorro” protagonista e l’ex guardia giurata che lo accoglie in casa, ovvero l’allievo e il maestro, ndr], ho sentito che avevamo un materiale molto ricco sia per l’estrema attualità dell’argomento, (un’attualità valida non solo per il nostro paese), sia per la natura archetipica universale insita in quel genere di relazione.
Personalmente mi hanno sempre affascinato le storie di formazione, in cui scaturisce la ricchezza umana che nasce della trasmissione dell’esperienza con tutti i conflitti che può generare: quando Vargas decide di proteggere Rey, sa di mettersi nei guai; ma allo stesso tempo gli trasmette le nozioni necessarie perché si possa difendere da solo da quel mondo violento che lo aspetta al varco. Il modo in cui Rey mette in pratica quegli insegnamenti è determinante per capire che tipo di persona diventerà.
 
Il lavoro con gli attori e degli attori è stato decisivo: in qualche modo la dinamica maestro/allievo si è riprodotta anche qui con l’esperto Germán da Silva e il debuttante Matías Encinas, che hanno interagito alla perfezione dando al film maggiori e più intense sfumature.
Una nota a parte la merita il compositore Mario Galván che, con l’utilizzo dei ritmi nativi dell’Argentina, ha arricchito e rafforzato il racconto che come detto è scuro come un thriller ma anche epico come un western.
 
“L’educazione di Rey” mette in scena elementi della realtà contemporanea in Argentina, in una cornice narrativa universale.
Ho lavorato per creare una storia che rivelasse la durezza dei personaggi e, allo stesso tempo, la loro grande umana tenerezza.”

 

E finiamo con il trailer ufficiale di questo film sul quale crediamo molto !!

 


 

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