Tutto sulla 29a edizione del Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina

Si terrà a Milano, dal 23 al 31 marzo, la 29a edizione del Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina – FESCAAAL, l’unico in Italia dedicato alle cinematografie e alle culture di Africa, Asia e America Latina. 9 giorni di proiezioni, incontri con gli autori ed eventi ispirati alle culture dei 3 continenti.


 

La 29a edizione aprirà ufficialmente la programmazione cinematografica domenica 24 marzo, ore 20.30, all’Auditorium San Fedele e proporrà 60 film (tra cui 22 prime italiane, 1 prima europea, 2 prime internazionali e 3 prime mondiali): una selezione delle produzioni più recenti di cinema di qualità proveniente da Africa, Asia, America Latina e Italia, scelte su circa 700 film ricevuti. Le proiezioni dei film sono introdotte dalla presentazione del regista o di un esperto. Tutti i film sono presentati con sottotitoli in italiano e la maggior parte anche con sottotitoli in inglese.

 

Film d’apertura

 

Ad aprire la 29a edizione sarà per la prima volta il film di una regista italiana, Fiore Gemello di Laura Luchetti, in uscita in sala con Fandango. E’ stato scelto per la giustezza con cui affronta il tema dei migranti, anzi per come non lo analizza lasciandolo sullo sfondo, mentre pone l’accento sulla storia di amicizia e d’amore possibile tra Anna e Bassim, un atto di resistenza di due giovani adolescenti per restare “umani”. I due attori esordienti, l’ivoriano Kallil Koné e Anastasyia Bogach, sono giovani non professionisti magistralmente diretti dalla regista.

Kallil Koné era sceso da un barcone proveniente dalla Libia pochi mesi prima che iniziassimo le riprese – racconta Laura Luchetti – “A piedi dalla Costa d’Avorio era arrivato in Libia dove si era imbarcato per l’Italia a bordo di uno dei tanti gommoni che spesso non ce la fanno ad arrivare a destinazione. Voleva fare l’attore. Lo guardavo muoversi e recitare durante il provino. È un dono il suo, un talento ruvido, uno sguardo che si porta dietro un orrore che noi non possiamo nemmeno immaginare”.

 

Le tre sezioni competitive

 

Tra i 10 titoli in anteprima nazionale che competono per l’assegnazione del Premio Comune di Milano al Miglior Film del CONCORSO LUNGOMETRAGGI FINESTRE SUL MONDO: dall’India Bulbul Can Sing, il secondo film di Rima Das (affermatasi come nuova promessa con Village Rockstars nel 2017) Divine Wind del maestro del cinema algerino Merzak Allouache (vincitore ex-aequo del FESCAAAL con Madame Courage nel 2016) che prosegue la sua ricerca sul radicalismo islamico (iniziata con lo splendido documentario Investigating Paradise, 2016) in un film di fiction dal bianco e nero straordinariamente espressivo che ci racconta la follia, i dubbi, le oscillazioni psicologiche di una coppia di terroristi dell’Isis alla vigilia di un attentato; dall’Afghanistan il documentario Kabul, City in the Wind di Aboozar Amini, che mostra con ironia e dolcezza la vita di un conducente d’autobus e di due fratellini nella città afghana segnata dalla guerra e dal terrore talebano; dal Sudafrica il film Flatland di Jenna Bass, la fuga di due Thelma and Louise sudafricane nelle pianure del selvaggio Karoo, un viaggio alla scoperta di sé, tra western e poliziesco; il primo lungometraggio girato da una donna libica, Freedom Fields di Naziha Arebi, sulle peripezie del team libico di calcio femminile che deve fare i conti con il fondamentalismo islamico del post rivoluzione; Los Silencios della brasiliana Beatriz Seigner, una storia calata in una zona di confine tra vivi e morti della guerra civile in Colombia.

 

IL CONCORSO CORTOMETRAGGI AFRICANI, una delle sezioni più care al Festival, sempre alla ricerca di nuovi talenti dall’Africa, presenta 10 titoli, tra cui: il pluripremiato Brotherwood della scrittrice e regista tunisino-americana Meryam Joobeur, che racconta la forte tensione tra un padre-padrone pastore tunisino e il figlio che torna a casa dopo anni passati a combattere con l’Isis;
Tangente di Julie Jouve e Rida Belghiat sull’ultramaratona nell’isola della Riunione di una carcerata in libera uscita che cerca il riscatto da una vita di soprusi; Les Coursiers de la République di Badredine Haouari, un documentario prodotto da Atelier Varan con i rider del cibo a domicilio che sfrecciano con le loro bici per le strade di Parigi; dall’Egitto Tamer Ashry, dopo il grande successo nazionale del suo lungo Photocopy, torna al cortometraggio con Eyebrows, ritratto ironico di due donne con burqa integrale in un mall di lusso del Cairo;
dalla serie di corti Tunisia Factory presentata a Cannes 2018, due titoli: Omertà di Mariam Al Ferjani e Mehdi Hamnane su un gruppo di ragazzi tunisini sconvolto dalla partenza improvvisa per mare di un loro amico. Mariam Al Ferjani è una diplomata della Civica Scuola di Cinema di Milano che sta intraprendendo una brillante carriera sia come regista che come attrice (è la protagonista di La Bella e le bestie di Kaouther Ben Hania, distribuito in Italia nel 2018) e Best Day Ever di Anissa Daoud e Aboozar Amini su una giornata in famiglia tra padre, madre e due figli adolescenti, vista dai loro quattro punti di vista (Anissa Daoud è una star del cinema tunisino, ha lavorato con i più grandi registi del paese e Aboozar Amini, afgano, è anche regista del documentario del Concorso Finestre sul Mondo. Kabul, City in the Wind ).

 

Il CONCORSO EXTR’A è dedicato ai film di registi italiani a confronto con altre culture. In questa sezione sono proposti film di registi italiani girati nei tre continenti o film che hanno come soggetto le tematiche dell’Italia multiculturale.
Tra i 22 titoli: Soyalism di Stefano Liberti e Enrico Parenti. Seguendo la filiera di produzione industriale della carne di maiale, dalla Cina al Brasile passando per Stati Uniti e Mozambico, il documentario descrive l’enorme movimento di concentrazione di potere nelle mani di queste ditte, che sta mettendo fuori mercato centinaia di migliaia di piccoli produttori e trasformando in modo permanente paesaggi interi. Le Vietnam sera libre, di Cecilia Mangini e Paolo Pisanelli: l’ultra novantenne Cecilia Mangini, prima documentarista d’Italia, ritrova i negativi dimenticati delle foto fatte durante la guerra in Vietnam del Nord da lei e dal compagno Lino del Fra durante i sopralluoghi di un documentario che non sono mai più riusciti a fare. Un lavoro sulla memoria, quella del passato, che Cecilia ha ancora fervida e quella del presente che, alla sua età, si dissolve come una scritta sull’acqua. Sapiente lavoro di montaggio che ridà vita a quell’avventura a sostegno del popolo vietnamita combattente.
Torna al FESCAAAL Tommaso Cotronei con un documentario Kibera su un giovane innamorato che insegna in una scuola autogestita dello slum di Nairobi. I film è presentato al Festival in prima mondiale, come altri due film di questo concorso: Un barbiere davvero speciale di Giulia Ciniselli e Fashion Victims di Alessandro Brasile. Alcuni corti prodotti dal bando Migrarti 2018, tra cui i vincitori del Premio MigrArti Venezia 2018: il divertente Il mondiale in piazza di Vito Palmieri che mette in scena un mondiale parallelo, tra l’Italia e le altre nazionali composte da immigrati e La gita di Salvatore Allocca in cui un’adolescente afro-napoletana sogna invano di andare in gita scolastica a Parigi con i suoi compagni di classe.

 

Le sezioni parallele

 

FLASH, la sezione che ospita le anteprime di rilievo di registi affermati. Tra i titoli, Ancora un giorno di Raul de la Fuente e Damian Nenow in uscita in sala ad aprile con I Wonder. Il film è ispirato all’omonimo libro scritto all’indomani del viaggio del giornalista e scrittore polacco Ryszard Kapuscinski, in Angola nel 1975, nel pieno della Guerra Civile, “perché nessuno dimentichi ciò che è successo”. Raúl de la Fuente e Damian Nenow recuperano il suo messaggio e lo trasformano con grande audacia in un lungometraggio animato, accompagnato da interviste in live action.
In prima italiana Sew the Winter to My Skin, di Jahmil X.T. Qubeka (anche membro della Giuria Ufficiale) uno dei giovani talenti sudafricani neri. Il film è ambientato nei primi anni ‘50, agli albori dell’apartheid quando il National Party boero (filo-nazista) prese il potere e cominciò a segregare e espellere i neri dalle loro terre.
Tratto da una storia vera, racconta le imprese epiche di John Kepe, un nero ladro di pecore, eroe ribelle dei neri emarginati, che terrorizzava con le sue incursioni le fattorie dei bianchi. In anteprima per Milano anche il film vincitore del Leone del Futuro alla Mostra di Venezia 2018, The Day I Lost my Shadow della regista siriana Soudade Kaadan. L’odissea surreale di una giovane madre che lotta per crescere il suo bambino a Damasco, un racconto sensibile del caos e dell’orrore della guerra in Siria e il film egiziano, opera prima, Yomeddine di Abu Bakr Shawky.
Il regista, nato al Cairo nel 1985, da padre egiziano e madre austriaca si è formato presso la NYU Tisch School of the Arts ed è uno dei talenti sostenuti dal Tribeca. E’ considerato la stella nascente del cinema egiziano. In prima nazionale in collaborazione con il Florence Korea Film Fest l’ultimo film di Hong Sang-soo, Hotel by the River. In prima internazionale il film La Guérisseuse di Mohammed Zineddaine, regista marocchino naturalizzato italiano. Film di chiusura del festival: Burning, l’ultimo capolavoro del regista coreano di Poetry, Lee Chang-dong. Un thriller misterioso, ispirato ad un racconto di Haruki Murakami, sulle inquietudini e le frustrazioni della generazione dei millennials (il film sarà distribuito in Italia da Tucker Film).

 

E TUTTI RIDONO… la sezione più pop del festival dedicata alle commedie provenienti dai 3 continenti. Tra i titoli: Induced Labor di Khaled Diab, esilarante commedia sulle peripezie di una coppia egiziana disposta a tutto, pur di ottenere un visto per gli USA. Dal continente latino americano il peruviano El Abuelo di Gustavo Saavedra Calle che presenzierà al Festival. Il film racconta il viaggio dell’ottantenne Crisostomo, insieme a suo figlio e i nipoti alla ricerca delle sue origini, un tuffo nel passato a tratti comico e commovente che racconta le vicende di una tradizionale famiglia peruviana. Nel cast di questo film tre star molto conosciute in Perù del calibro di Javier Valdes, Romulo Assereto e la popolarissima Gabriela Velazquez.

 

HIDDEN DRAGONS: le novità del cinema cinese da Pingyao a Milano
La consolidata collaborazione tra FESCAAAL e Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano si arricchisce quest’anno della collaborazione con Marco Müller, direttore del Pingyao Crouching Tiger Hidden Dragon International Film Festival creato nel 2017 da Müller e da Jia Zhangke.
Per l’occasione verranno presentati 3 film di registi cinesi dell’ultima generazione in anteprima nazionale selezionati dallo stesso Marco Müller che sarà presente al Festival con i registi. I film: Baby di Liu Jie, selezionato anche in competizione al Festival nel Concorso Finestre sul mondo, prodotto da Hou Hsiao Hsien.
Senza indulgere a sentimentalismi e con grande intensità emotiva, il film denuncia l’abbandono dei bambini affetti da malattie o malformazioni fisiche ai tempi della politica del figlio unico, un tema difficile ma affrontato magistralmente dal regista cinese (lo ricordiamo vincitore del Premio Orizzonti a Venezia nel 2006 con Courthouse on the Horseback) con il supporto di una superstar cinese Yang Mi nell’inedito ruolo di una ragazza disabile; Winter After Winter della giovane promessa Xing Jian è un film molto autoriale con lunghi piani sequenza e una camera molto fluida, ambientato nel 1944 durante l’occupazione giapponese della Manciuria e girato in un austero bianco e nero; Don’t Walk Away della poliedrica regista Cici Li (Li Jiaxi) racconta un inverno in cui l’artista e insegnante trentenne Zeqing sperimenta due storie d’amore e tre separazioni.

Eccezionalmente venerdì 22 marzo all’Arcobaleno Film Center (la sala che ospita quasi tutte le proiezioni di Hidden Dragons) aprirà la sezione una proiezione speciale del film Youth di Feng Xiaogang, organizzata dall’Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano, alla presenza del famoso regista, considerato tra i più prolifici e inventivi registi cinesi, e soprannominato lo Spielberg cinese.

 

MILANO CITTÀ MONDO #04 PERÙ

 

In collaborazione con Comune di Milano – Ufficio Reti e Cooperazione Culturale e Mudec – il FESCAAAL organizza una piccola sezione dedicata al cinema del Perù che si inserisce nel vasto palinsesto di Milano Città Mondo #04 Perù, attualmente in corso al Mudec e in altre sedi, un programma di valorizzazione e coinvolgimento annuale delle comunità internazionali di Milano. L’obiettivo è quello di rendere protagonisti i cittadini della comunità peruviana, raccontare la pluralità e la ricchezza della loro cultura e, attraverso il cinema, anche la loro contemporaneità.
La manifestazione è promossa con la collaborazione di molte associazioni peruviano-milanesi e con l’appoggio del Consolato Generale del Perù a Milano. Il focus cinematografico sarà l’occasione di riscoprire uno dei classici del cinema peruviano, La teta asustata della regista Claudia Lllosa, vincitore dell’Orso d’Oro a Berlino nel 2009 e distribuito in Italia con il titolo Il Canto di Paloma e due film più recenti della nuova generazione di registi peruviani: Retablo di Alvaro Delgado-Aparicio girato in una zona di remota delle Ande e interamente parlato in lingua quechua, e la più leggera commedia El abuelo (2018) di Gustavo Saavedra Calle che presenzierà al festival.

 

OMAGGIO DJIBRIL DIOP MAMBÉTY

 

Nel 2018, in occasione del ventesimo anniversario della scomparsa di Djibril Diop Mambéty (Dakar, 1945 – Parigi, 1998) Simona Cella e Cinzia Quadrati, due collaboratrici storiche del FESCAAAL, in collaborazione con la co-direttrice Alessandra Speciale, omaggio a questo grande poeta del cinema, amico del Festival, con un libro “Djibril Diop Mambéty o il viaggio della iena -La rivoluzione cinematografica di un visionario regista senegalese” (edito da L’Harmattan Italia, 2019 con la collaborazione del FESCAAAL e della Cineteca di Bologna). Lo sguardo profetico e lucido del regista aveva incantato anche Martin Scorsese, che ha firmato la prefazione del libro. Il libro sarà presentato Domenica 31 marzo, ore 17.30 al Festival Center nel casello Ovest mentre allo Spazio Oberdan, alle 19.00, saranno proiettate le copie recentemente restaurate di due capolavori del regista: Parlons Grand-mère (1989) e Hyènes (1992).
Il programma è molto ricco ed interessante e in un momento storico in cui si vuole rifiutare il diverso questo Festival oltre all’indubbio valore artistico né ha uno più pregnante: quello etico di una sana, intelligente e necessaria apertura verso l’altro senza distinzioni di colore della pelle, di credo religioso o politico: un abbraccio all’alterità.

 

Questa voce e' stata pubblicata in Di tutto un po'.

Lascia un Commento