Ricomporre i pezzi della propria identità

Presentato al 35o Tff Torino Film Festival e vincitore al Bif&St 2018 del premio per la regia e per il migliore attore protagonista, arriva finalmente sugli schermi “Tito e gli alieni“, l’ultimo film della regista milanese Paola Randi (“Into Paradiso” nel 2010).

 

C’è un professore napoletano nel deserto del Nevada che spende la vita ad ascoltare il suono dello Spazio alla ricerca di una voce. La voce cara della consorte morta diversi anni prima. Scienziato mesto a un passo dall’Area 51, segue un progetto, o almeno dovrebbe, per conto del governo degli Stati Uniti. Il suo torpore esistenziale è interrotto quotidianamente da Stella, giovane wedding planner per turisti che credono ancora agli alieni. Un pacco postale e una registrazione video gli annunciano un giorno l’arrivo di Anita e Tito, preziosa eredità del fratello morto a Napoli. Introverso e laconico, il professore si attrezza, letteralmente, per accogliere i nipoti. Anita ha sedici anni e sogna un tuffo in piscina con Lady Gaga, Tito ne ha sette e desidera sopra a ogni cosa parlare ancora col suo papà. Sorgenti formidabili di nuova energia, Anita e Tito riavvieranno il programma e il cuore dello zio.

 

Nel cast Valerio Mastandrea, Clémence Poésy, Luca Esposito, Chiara Stella Riccio, Miguel Herrera.


 

Sentiamo adesso le parole della regista su questo suo film:
 
“Nella vita mi sono purtroppo trovata a dover affrontare perdite importanti e quindi a pormi quella domanda universale che ho deciso di esplorare in questa storia: come facciamo ad affrontare la paura della morte e del dolore?
Qualche anno fa colsi mio padre assorto davanti al ritratto di mia madre, una bella fotografia di lei sorridente appesa nella sua camera. La memoria di mio padre si stava progressivamente sciogliendo come neve al sole, mia madre era scomparsa da più di dieci anni e lui passava ore in contemplazione del suo viso. Cercava di conservarne il ricordo.
Da qui l’immagine che mi ha portato a sviluppare questa storia: un uomo nel deserto con delle cuffie sulle orecchie seduto accanto ad un’antenna puntata verso il cielo, in cerca della voce di sua moglie.
Mio padre è stato per me una guida formidabile per questo film.
Quando si perde la memoria, si smarrisce anche l’identità e la realtà si ricompone e assume caratteristiche nuove. Chi perde la memoria non si riconosce e spesso non riconosce i suoi familiari, non è più lo stesso e allo stesso tempo lo è ancora, quindi diventa quasi un estraneo per i figli, i compagni, gli amici di sempre.
Ecco, io mi sono immaginata la realtà vista con gli occhi di qualcuno che aveva perso la memoria, una realtà ricomposta con le risorse straordinarie di coraggio, creatività, umorismo e straordinaria irriducibile leggerezza che appartenevano a mio padre.
Non poteva che nascerne un film di fantascienza (genere di cui sono appassionata fin da bambina) con al centro una famiglia.
È una storia piccola, di gente sospesa, sperduta in un luogo immenso: l’Area 51, il posto misterioso dove si dice che vivano gli alieni.
Una terra desolata come la Luna dell’Orlando Furioso, un luogo dove l’Umanità ritrova quello che ha perduto.
Un villaggio di 54 abitanti in mezzo al deserto, cowboy e contadini, tutti convinti di essere custodi di un Universo più ampio e dei suoi segreti.
Una ragazza che organizza matrimoni a tema. Un divano e un Professore.
È qui che si ritrovano Tito e sua sorella Anita. Spaesati, ma determinati a trovare una soluzione. Anita progetta la fuga, Tito vuole ad ogni costo parlare con suo padre ed è convinto che quell’uomo depresso sul divano, che a vederlo così non sembra granché, in realtà sia un grande scienziato e riuscirà ad aiutarlo.
E gli extraterrestri?  Beh, ci appartengono più di quanto non crediamo di sapere…”

 

E questo e’ il trailer ufficiale !!

 


 

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