La favola malinconica di Lazzaro

Era uno dei film che quest’anno al Festival di Cannes hanno dato grandi soddisfazioni al cinema italiano e “Lazzaro felice” ha vinto alla fine (ex aequo) il premio per la miglior sceneggiatura.

 

Alice Rohrwacher dopo gli ottimi “Corpo celeste” e “Le meraviglie” ritorna in sala con la sua terza fatica cinematografica.

 

Quella di Lazzaro, un contadino che non ha ancora vent’anni ed è talmente buono da sembrare stupido, e Tancredi, giovane come lui, ma viziato dalla sua immaginazione, è la storia di un’amicizia. Un’amicizia che nasce vera, nel bel mezzo di trame segrete e bugie. Un’amicizia che, luminosa e giovane, è la prima, per Lazzaro. E attraverserà intatta il tempo che passa e le conseguenze dirompenti della fine di un Grande Inganno, portando Lazzaro nella città, enorme e vuota, alla ricerca di Tancredi.

 

Nel cast Adriano Tardiolo, Alba Rohrwacher, Luca Chikovani, Agnese Graziani, Sergi Lopez, Tommaso Ragno, Natalino Balasso e con la partecipazione di Nicoletta Braschi, con Pasqualina Scuncia e Carlo “Carletto” Tarmati.


 

Spazio adesso alle parole di Sara Palladini che era presente all’anteprima stampa milanese:
 
“Lazzaro e la sua famiglia lavorano come mezzadri per la Marchesa Alfonsina De Luna nella campagna isolata. Come tutte le estati, la Marchesa si reca nella sua tenuta per passarvi alcuni giorni e con sé porta il figlio Tancredi. Madre e figlio non hanno un buon rapporto, tanto che il giovane decide di inscenare il proprio rapimento per chiederle un riscatto; al fine di realizzare il suo piano, Tancredi chiede l’aiuto di Lazzaro, creando così l’occasione per la nascita di una forte amicizia.
Lazzaro felice è la storia di un affetto che lega due persone completamente diverse per ceto sociale e cultura, che spinge il protagonista alla ricerca del suo amico anche dopo decenni che non si vedono. È la storia di un fatto reale accaduto nel centro Italia, il “grande inganno” di una Marchesa, che tenne nascosto ai suoi contadini la legge del 1982 che aboliva tutti gli accordi mezzadrili convertendoli in contratti di affitto o lavoro salariato, continuando a sfruttare i braccianti nei campi di tabacco per mantenere la propria posizione di “regina delle sigarette”. È la storia di un gruppo di poveri contadini che, rimasti senza padrona, si recano in città con l’illusione di potervi trovare più fortuna e possibilità.
 
Lazzaro felice è, però, soprattutto, la storia di Lazzaro e della sua autentica bontà, che lo porta ad aiutare sempre gli altri fino al punto di sacrificarsi senza pretese e senza addirittura rendersene conto; Lazzaro infatti non agisce pensando di fare del bene, lo fa perché gli risulta automatico farlo, perché è felice vedendo altre persone felici. Questa bontà è però accompagnata da un’ingenuità che lo porta a farsi sfruttare da tutti coloro che lo circondano. È lui infatti l’unico personaggio positivo del film: tutti gli altri si approfittano del prossimo in un modo o nell’altro, persino i contadini suoi familiari sfruttano lui per i lavori più pesanti. Eppure, l’intento della regista e sceneggiatrice Alice Rohrwacher non è quello di criticare l’ingenuità di Lazzaro, bensì di elogiare il suo candore e la sua generosità che si leggono sin da subito nei suoi occhi estremamente espressivi, enfatizzati dall’uso della pellicola analogica, che dà maggiore concretezza ad un personaggio così umano, oltre che ai paesaggi rurali e urbani.
Lazzaro è a più riprese assimilato ad un santo, ma un santo senza religione, che non fa il segno della croce entrando in chiesa, che non ha bisogno di regole di culto, perché la bontà va al di là di tutto questo; Lazzaro è buono perché lo è e basta e il film ci offre la forza di cercare un Lazzaro felice dentro ognuno di noi.”

 

Questo e’ il trailer ufficiale di questo film !!

 


 

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