I piccoli grandi mondi di Alexander Payne

Noi siamo innamorati, anche probabilmente oltre i reali meriti, di tutti i film di Alexander Payne. Sarà forse perché parlano di storie semplici nella quali noi riusciamo ad identificarsi, che sia la ricerca di noi stessi come in “Sideways” o la vecchiaia e il rapporto padre/figlio come nel bellissimo “Nebraska”.
 
Adesso il regista americano abbandona quell’ambientazione rurale americana che tanto sa bene tratteggiare per raccontarci con “Downsizing” una storia più sofisticata, ma vedrete che i temi sono sempre gli stessi (d’altronde ognuno di noi parla di quello che sente e conosce !!)

 

Nella Norvegia a tutta sostenibilità, uno scienziato trova la soluzione per risolvere il problema della sovrappopolazione: rimpicciolire gli esseri umani. Soltanto così l’umanità miniaturizzata tornerebbe ad essere sostenibile per il pianeta. Ma diversamente dalla prima colonia norvegese, trentasei persone che hanno deciso di ridimensionarsi per il bene del mondo, chi sceglie di sottoporsi al trattamento sogna soltanto in grande dentro spazi più piccoli. Paul Safranek, uomo ordinario dal destino ordinario, decide per il benessere e una vita migliore con la consorte in una delle ricche small town che sorgono rapidamente negli States. Convertiti i debiti in ricchezza e il suo metro e ottanta in dodici centimetri, Paul infila il suo piccolo grande destino.

 

Film di apertura all’ultimo festival di Venezia, “Downsizing” e’ interpretato da Matt Damon, Christoph Waltz, Chau Hong, Jason Sudeikis, Kristen Wiig e Neil Patrick Harris.


 

Anna Baisi ha visto in anteprima questo film e allora sentiamo la sua recensione per Amicinema:
 
“Il Dr. Jorgen Asbjørnsen (Rolf Lassgård attore già ammirato in “Dopo il il matrimonio “ della Bier) con un team di scienziati norvegesi trova il rimedio per salvare il pianeta dal completo degrado ecologico dei rifiuti e dal sovrappopolamento ed il conseguente abbattimento delle risorse: è quello che avviene in “Downsizing” in Italia “Downsizing – Vivere alla grande”: film diretto dal bravo Alexander Payne.
La soluzione è la miniaturizzazione degli essere umani dove da un metro e ottanta di statura si diventa un lillipuziano di 12 cm..
L’aggiunta al titolo originale è questa volta indovinata perché chi accetta di far parte di questo progetto non pensa tanto in termini etici di salvezza del genere umano ma alla possibilità di vivere proprio alla grande perché nella città incantata di Leisureland in New Mexico quello che nel mondo dei “giganti” era impossibile qui è alla portata di tutti: casa da favola e lussi impensabili.
Travolti dai debiti Paul Safranek (Matt Damon) e la moglie Audrey che vivono nella cittadina di Omaha, Nebraska decidono di intraprendere il viaggio verso l’ignoto.
Matt Damon che da sempre incarna l’uomo qualunque per eccellenza anche in questo film è l’uomo grigio e noioso che, per un imprevisto, in quel mondo incantato rimane solo e subito dopo divorziato, spaesato ed infelice e si deve confrontare oltre che con un scelta avventata anche con il nuovo che sembra offrirgli tutto ma che in realtà è un microcosmo di quello che ha lasciato e che più il film procede più si rivela simile al mondo dei “giganti”.
Il vicino di casa festaiolo, il serbo Dusan Mirkovic interpretato da Christoph Waltz, è forse il personaggio più divertente del film, spacciatore di prodotti introvabili come sigari cubani o distillati alcolici si arricchisce come da copione capitalistico.
Per non parlare della strumentalizzazione del progetto da parte de potenti del mondo che rendono miniature gli indesiderati come l’attivista vietnamita Gong Jiang (l’attrice Hong Chau) che il governo ha inviato a Leisureland per eliminarla politicamente.
Perché a chi nel nuovo Paese delle opportunità ci arriva non pagando il lungo procedimento di preparazione al viaggio può, come nel suo caso, trovarsi invalida e con una protesi di legno antidiluviana per un errore nella conversione da umano a miniatura.
Personaggio sopra le righe ed un tantino dispotico nonostante le ottime qualità umanitarie Gong, da leader politico, in questo mondo delle meraviglie è domestica del serbo Dusan.
Paul cerca di aiutarla a star meglio ed oltre ad una preannunciata parentesi sentimentale scoprirà l’altro lato della medaglia, il mondo parallelo, il ghetto dove i poveri, i derelitti vivono in case fatiscenti senza mezzi di sussistenza e muoiono perché non possiedono i mezzi per le cure mediche garantite solo con il denaro: insomma il medesimo meccanismo sociale degli Stati Uniti d’America.
Il film dapprima coinvolge in quella sorta di road-movie fantastico ed anche fantascientifico che dopo la scoperta dell’Eldorado vuole evidenziare le dinamiche sociali che anche in quello che sembra un mondo perfetto in realtà sono sempre il trionfo del capitalismo egoistico e senza cuore e quindi scivola in una critica sociale condivisibile e indubbiamente urgente per il benessere di questa Terra che stiamo distruggendo.
Rimane invece poco comprensibile la deriva apocalittica che trasforma il dr . Jorgen in un fanatico novello Noè che convince i suoi seguaci, più una setta che un movimento etico, a salvare il mondo dalla fine imminente in un’“arca” simbolica che ha creato per la posterità.
Le intenzioni umanistiche ed ideologiche di Payne sono ottime e convincono ma al film manca un collante fra i tanti “argomenti” aperti e sebbene la satira al “grasso” ed “egoistico” mondo consumistico non manca, la riflessione diventa apologia e in 140 minuti i momenti di stanca si fanno sentire e il coinvolgimento iniziale diventa sempre più labile e le scelte, soprattutto quella finale, poco convincenti.
Insomma non un capolavoro ma una prova di impegno che giocando sul fantastico e sul registro satirico cerca di aprirci gli occhi sul degrado che una società civile non dovrebbe permettere e se forse il riferimento è quello all’America di Trump, purtroppo riguarda tutti noi.”

 

E prima di terminare che ne dite di vederci il trailer ufficiale in italiano ?

 


 

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