Liberté, Égalité, Course à pied

Dopo l’anteprima allo scorso Festival dei Diritti Umani esce finalmente nelle sale italiane l’ultimo film di Pierre Morath, svizzero classe 1970 storico, giornalista, ex atleta e regista.

 

Free to run” e’ la storia di una attività, la corsa, che è diventata sinonimo di libertà, di uguaglianza tra i sessi e di emancipazione femminile.


 

Dalle strade di New York ai sentieri delle Alpi svizzere, da Sao Paulo a Parigi, Pechino o Sydney, la corsa è uno sport che unisce milioni di persone in tutto il mondo.
Solamente 50 anni fa, la corsa era considerata un’attività bigotta, riservata esclusivamente agli uomini.
Qualsiasi persona che correva all’aria aperta era considerata, nella migliore degli ipotesi eccentrica e nel peggiore dei casi pericolosamente sovversiva.
 
Molti pionieri della corsa a lunga distanza raccontavano con divertimento: “Se la polizia vedeva qualcuno correre per strada, lo arrestava con la presunzione che fosse o un delinquente o un criminale che scappava”.
Gli anni sessanta sono stati anni di proteste. Correre divenne un atto di libertà e di auto-espressione. Nel 1967 l’americana Kathrine Switzer partecipò illegalmente alla maratona di Boston iscrivendosi con un nome da uomo per passare inosservata. Fu vista dal direttore che cominciò a inseguirla con l’intenzione di strappare il numero di pettorale e farla ritirare dalla gara. Difesa dal fidanzato lei riuscì a finire la gara. Fu un vero shock, ma Switzer divenne il simbolo femminile per i diritti uguali nello sport.
 
Le donne hanno dovuto lottare persino per ottenere il semplice diritto di correre. Da Bobbi Gibb e Kathrine Switzer (le prime donne a partecipare alla maratona di Boston) a Fred Lebow (l’inventore della maratona di New York) e Steve Prefontaine (il James Dean delle piste), un inno al grido di “Liberté, Égalité, Course à pied”.

 

Ecco l’emozionante trailer italiano !!

 


 

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