La “società liquida” della Svezia d’oggi

Arriva nei cinema italiani l’ultimo film dell’italo-svedese Erik Gandini, già autore di Videocracy: il documentario “La teoria svedese dell’amore” sara’ in sala da giovedì 22 settembre, distribuito da Lab 80 film.

 

Narrato in italiano dalla voce dello stesso Gandini, il film è un viaggio nei buchi neri della società più indipendente del mondo, quella svedese: sistema perfettamente organizzato in cui obiettivo primario è l’autonomia totale di ogni persona dalle altre. Un modello sociale realizzato, che si va affermando in tutto l’Occidente e in cui all’indipendenza dei singoli si accompagnano solitudine e svuotamento delle relazioni.


 

Francesco Rizzo ha visto in anteprima questa pellicola ed ecco il suo commento:
“Cosa diceva Alberto Sordi in uno dei suoi film meno logorati dai passaggi tv, Il diavolo, di Gian Luigi Polidoro, anno di grazia 1963? “Le svedesi non ti chiederanno chi sei, quanti anni hai, se hai moglie o figli, non ti faranno sciocche domande: una di loro ti porterà nella sua stanza, accenderà due candeline, ti guarderà negli occhi in silenzio…”.
Beh, i tempi sono cambiati. Ce lo spiega Erik Gandini in questo documentario con un titolo che ricorda certi film-inchiesta di Gualtiero Jacopetti ma che, portandoci lontano, dalla Svezia all’Etiopia, probabilmente parla anche di noi. Gandini, bergamasco naturalizzato svedese (il contrario di Glenn Stromberg, eroe atalantino, insomma), è lo stesso che in Videocracy ha raccontato la manipolazione del pensiero e del gusto attraverso la tv in Italia: questa volta ricostruisce genesi e conseguenze del programma socialdemocratico degli Anni 70 – al governo, Olof Palme – che mirava a modernizzare la Svezia.
“Con la riforma delle pensioni e un insieme di sussidi, lo Stato si assume la responsabilità che anziani, donne e bambini non debbano mai dipendere dai propri famigliari – spiega Gandini – Da un lato un’idea sacrosanta, di cui anche io ho giovato, studiando in piena autonomia. Ma c’è un problema di fondo…”.
 
Più di uno. Il regista descrive una società in cui prevale la logica che l’amore autentico possa esistere solo fra persone indipendenti l’una dall’altra; risultato, un oceano di single, mentre un individuo su quattro muore solo, per tacere di chi sparisce nel nulla (cercare chi non si trova è diventata addirittura un’attività da weekend, come le gite parrocchiali).

Una Svezia di donne sole per scelta, abituate a fare figli acquistando sperma di uomini che lo donano come si dona il sangue (dovrebbe essere più divertente ma non sembra), mentre agli stranieri che arrivano per rifarsi una vita viene insegnato che nelle conversazioni con gli scandinavi bisogna essere stringati e riservati. Certo, ogni tanto, tra parchi d’ogni verde e linde viuzze, si trova qualcuno morto in casa da mesi. Ma che comunque ha lasciato i soldi per la tasse non saldate. In modo che il prossimo eremita sia garantito.
 
Attraverso un’acuta scelta della colonna sonora e inquadrature che sottolineano la solitudine dell’uomo medio svedese (attenzione a come la cinepresa filma palazzi e interni, evidenzia spazi, luci e colori), Gandini ci fa precipitare in un mondo di individui non comunicanti, cui fa da contraltare la parte africana del documentario.
Qui incontriamo un medico svedese trapiantato in Etiopia (“se fossi rimasto, vivrei una vita noiosa, con una casa e una barca, facendomi domande tipo: ‘Aggiungiamo una veranda o una sauna’”?), un chirurgo lieto di curare con mollette per capelli e trapani acquistati al supermarket gente trafitta da frecce e tumori. Contrasto fertile: da una parte la Svezia asettica, ultra-funzionale ma disumana; dall’altra, l’Africa dell’improvvisazione e delle scarpe bucate ma infettata di vita, in ogni senso. Lasciamo allo spettatore la riflessione finale, guidata dal filosofo Zygmunt Bauman, l’uomo che ha parlato di “società liquida”.
 
Ma le domande sono lì ed è miope considerarle distanti dal nostro mondo: possiamo vivere riducendo all’essenziale i contatti umani, anche fisici, e le conseguenze, anche abrasive, delle relazioni? I rapporti fra individui possono essere solo basati sulla reciproca utilità? Una società (sempre online!) di individui indipendenti l’uno dall’altro è ancora una società? Che cosa rimane dell’idea di famiglia, anche dal punto di vista più laico e, prima ancora, di relazione affettiva?
Torna in mente Sordi ne Il diavolo. “Gli uomini svedesi? Sono buoni, taciturni, estremamente timidi. Ma se vuoi conoscere il segreto di quel Paese, avvicina una donna: per lei non sei uno straniero, sei solo un uomo…”. Ti sbagliavi, Albertone.”

 

Il film lo troverete al cinema Beltrade da stasera alle ore 20.00 e sabato sera 24 settembre (ore 21.40) il regista Erik Gandini introdurra’ e commentera’ la proiezione.

 

Ecco il trailer ufficiale !!

 


 

Questa voce e' stata pubblicata in Di tutto un po' e contrassegnata con , .

Lascia un Commento