Lo stravagante mondo di Noah Baumbach

Nato a Brooklyn, classe 1969, Noah Baumbach non e’ famosissimo in Italia, ma da oltre dieci anni e’ in America uno degli autori più stimati nel panorama dell’industria indipendente, capace di compensare budget assai ridotti grazie a copioni ricchi di energia e di humor e all’apporto di attori dai quali riesce sempre a tirare fuori il meglio.

 

Per farvelo conoscere meglio oggi vi mostriamo (escluso “Giovani si diventa” e senza l’ultimo film “Mistress America” appena uscito oltre oceano) i suoi 5 migliori film, partendo dal bell’articolo di Stefano Lo Verme.


 

Kicking & Screaming – Scalciando & strillando

E’ l’esordio assoluto di Baumbach, nel 1995, ovviamente mai uscito nel nostro paese.
E’ la storia di un gruppo di ex studenti universitari incapaci di adattarsi alla vita reale.
Girato quasi interamente all’Occidental College di Los Angeles, la pellicola mostra i primi tratti dello stile del regista: dialoghi ben costruiti, uno sguardo attento (e affettuoso) sulle relazioni umane e soprattutto personaggi nei quali il pubblico si puo’ identificare e che sicuramente sono tratteggiati sulle esperienze personali dello stesso Baumbach.

 


 

Il calamaro e la balena

Per molti il miglior film di Baumbach e sicuramente la pellicola che lo portato alla ribalta facendone uno dei registi piu’ apprezzati da critica e pubblico indie.
Con uno sguardo che è al contempo lucido ed ironico, affettuoso ed amaro, Baumbach mette in scena la progressiva, inesorabile disgregazione di un nucleo familiare medio-borghese, a partire dalla separazione fra l’accademico Bernard Berkman (Jeff Daniels), ex scrittore di successo ed intellettuale un po’ snob, e sua moglie Joan (Laura Linney), impegnata ad uscire dall’ombra del marito costruendosi una propria carriera letteraria e frequentando un aitante istruttore di tennis di nome Ivan (William Baldwin).
A ritrovarsi in un perenne stato di transito fra un genitore e l’altro, alle prese con un’instabilità fisica ed emotiva che va a sommarsi ai consueti turbamenti dell’adolescenza, sono il sedicenne Walt (un Jesse Eisenberg alle prime armi, ma gia’ bravissimo), succube suo malgrado della figura paterna, e il dodicenne Frank (Owen Kline), che prende invece le parti della madre.
Un film vivido e credibile, con personaggi in grado di toccarci proprio in virtù delle loro imperfezioni. Applauditissimo dalla critica, Il calamaro e la balena (2005) fa guadagnare a Baumbach la nomination all’Oscar per la miglior sceneggiatura originale.

 


 

Il Matrimonio di mia Sorella

Mai uscito al cinema in Italia, ma direttamente in DVD, questo film del 2007, e’ un acuto ritratto di una famiglia disfunzionale, focalizzando però l’attenzione su uno specifico personaggio: Margot (Nicole Kidman), scrittrice affermata ma dal comportamento nevrotico e madre single dell’undicenne Claude (Zane Pais).

Margot si reca a Long Island per partecipare alle nozze della sorella Pauline (Jennifer Jason Leigh) con il rozzo fidanzato Malcolm (Jack Black) e questo genererà recriminazioni, incomprensioni, contrasti fra i personaggi sulle loro tensioni irrisolte.

 


 

Lo stravagante mondo di Greenberg

C’e’ Ben Stiller, c’e’ Rhys Ifans e soprattutto ci sono Jennifer Jason Leigh e Greta Gerwig (passata e presente compagna del regista) in un cortocircuito tra finzione e vita reale.
Ambientato sulla West Coast, per la precisione a Los Angeles, il film (2010) vede Ben Stiller nei panni del personaggio del titolo, un ultratrentenne appena dimesso da un ospedale psichiatrico dopo un esaurimento nervoso. Ex musicista fallito, Greenberg incarna appieno lo smarrimento, la sommessa frustrazione e l’eterna indecisione di un “giovane adulto” in fuga dal presente e incapace di fare i conti con il passato, rappresentato dall’ex fidanzata Beth (Jennifer Jason Leigh) e dall’amico Ivan Schrank (Rhys Ifans); tuttavia, il suo sentimento per la dog sitter Florence Marr (Greta Gerwig) potrebbe essere la base su cui costruire un nuovo futuro.
Una grande interpretazione di Ben Stiller come sempre succede quando i suoi personaggi toccano le corde della malinconia e del minimalismo.

 


 

Francis Ha

Siamo ai giorni nostri e allo scorso anno e anche la stampa italiana si accorge del talento di Baumbach.
Girato in bianco e nero in una New York che non puo’ che rimandare a quella di Woody Allen, il film si regge sulla bravura e sulla leggerezza di una meravigliosa Greta Gerwig.
Frances Halladay, spiantata ventisettenne segue un corso come ballerina (la sua grande passione) e condivide un appartamento a Brooklyn con la propria amica del cuore, Sophie Levee (Mickey Sumner) fino a quando il trasloco di Sophie a Tribeca obbliga Frances a cercare una nuova casa, gettandola in preda ad un’instabilità che è al tempo stesso logistica e personale.
“Non sono incasinata, sono occupata”, si giustifica Frances che affronta con un sorriso le sue sventure e prova a cercare un’effimera felicità in un breve e solitario viaggio a Parigi.
I dubbi e i desideri di Frances Halladay, la protagonista del film, in fondo non sono poi così diversi dai dubbi e dai desideri di tutti noi.
Per questo il suo personaggio è stato in grado di entrare nel cuore di tutti gli spettatori che, in lei, hanno ritrovato almeno un pezzetto di loro stessi.
E indimenticabile e’ la scena della corsa liberatoria lungo le strade newyorkesi sulle note di Modern Love di David Bowie.

 


 

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