Dal vostro inviato a Venezia: Il giorno del crowdfunding 4/9/14

Sbarcato al Lido, il vostro inviato sta per dirigersi verso la sala Darsena per vedere il primo film in programma nella sezione Orizzonti, quando viene attratto da urla e fischi in direzione del Red Carpet. Pensando al solito assalto di fan, va a vedere di che si tratta e si trova davanti un corteo di spose!

Sono le spettatrici di “In viaggio con la sposa” (con il direttore della Mostra, Alberto Barbera nella foto), il più grande progetto di crowdfunding del cinema italiano, ora un film/documentario finito,  presentato fuori concorso a Venezia.

Purtroppo il vostro inviato non ha il biglietto per vederlo e si dirige quindi nuovamente verso la Darsena per vedere “Court”, film del regista indiano Chaitanya Tamihane. Ambientato a Mumbai, racconta, attraverso il processo intentato a un cantante folk considerato sovversivo, lo scontro tra due Indie, una moderna, benestante, attenta ai diritti civili, ma lontana dalla povera gente degli slum e delle campagne. L’altra tradizionale, religiosa ai limiti della superstizione. Un contrasto che è anche linguistico: la ricca classe dirigente di Mumbai parla inglese e hindi, ma non il marhati, la lingua della regione e degli slum abitati

dai contadini arrivati in città in cerca di lavoro. Questo contrasto è raccontato in modo molto sottile, attraverso la vita di tutti i giorni dei due protagonisti: la donna pubblico ministero e l’avvocato difensore. Al vostro inviato è piaciuto molto. Ma si rende conto che se non avesse letto Shantaram durante l’estate, il senso del film le sarebbe sfuggito, proprio perchè è necessario saperlo vedere, nascosto com’è nella trama del racconto. All’uscita, sentendo i commenti annoiati degli altri spettatori, si sente costretto a spiegare. Il piccolo capanello che si forma lo ringrazia delle informazioni. Erano quasi tutti accreditati: speriamo che qualcuno, oltre al vostro inviato, scriva qualcosa sul film. Il secondo film di Orizzonti della giornata è del regista inglese/arabo Naji

Abu Nowar, ed è recitato dall’attore più giovane del Festival (a sinistra nella foto mentre gli applausi lo commuovono) che ha solo 8 anni. E’ un romanzo di formazione in una tribù beduina ambientato nel deserto giordano nel 1916, durante la prima guerra mondiale. I paesaggi meravigliosi, la musica originale beduina che somiglia a Morricone, l’attore che interpreta Theeb bravissimo, ne fanno un ottimo film. Rimane la domanda: come si chiama il giovane attore? Non solo il vostro inviato, ma l’intera Internet non lo ricorda. Vergogna….

Arrivato al Red Carpet, arriva anche l’allarme bomba causato, pare, da uno zainetto incostudito. Per fortuna il vostro inviato si intrattiene piacevolmente con una gallerista newyorkese conosciuta in coda e la mezzora di attesa passa chiaccherando di Marina Abramovich, cinema italiano e Willem Dafoe.  Quest’ultimo infatti è il protagonista del film “Pasolini” di Abel Ferrara con Scamarcio nei panni di Ninetto Davoli e Adriana Asti nel ruolo della madre di Pasolini (nella foto con Maria de Madeiros che fa Laura Betti). C’è anche lo stesso Ninetto Davoli nel ruolo del personaggio principale del film immaginato che Pasolini non riuscirà a realizzare. E diciamo subito che Abel Ferrara evita tutti gli errori tipici del film autobiografico in cui invece è caduto Martone. Niente didascalismo, niente bozzettismo, nessuno dei luoghi comuni che circondano la leggenda di Pasolini. Alcune immagini molto belle. Eppure il film non convince. Intanto perchè Dafoe parla in inglese, ma anche, in alcune scene,  in un italiano stentato. Perchè? E che senso ha che il resto del cast, praticamente tutto italiano, reciti in inglese buona parte del film? Per una volta la versione doppiata, interpretata da Gifuni, sarà sicuramente meglio dell’originale! Altra osservazione, c’è il Pasolini politico, il Paolini regista, ma manca il poeta. Eppure lui stesso si definiva semplicemente scrittore. All’accendersi delle luci Scamarcio ha lascato la sala. In effetti di Ninetto Davoli nel film non c’è quasi niente. Altra scelta incomprensibile: Davoli era una specie di alter ego di Pasolini e Scamarcio, nel poco che si vede, è bravissimo.Grande delusione di tutte delle signore in sala, compreso  il vostro inviato.

 

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