Giovani ribelli – Kill Your Darlings

Mercoledì 23 ottobre “Giovani ribelli – Kill Your Darlings” e’ stato protagonista dell’uscita degli Amicinema.

Come da buona abitudine apriamo lo spazio dedicato a tutti i commenti, critiche e spunti di discussione che vorrete lasciare sul film.

Dati Tecnici
Regia: John Krokidas
Interpreti: Michael C. Hall, Daniel Radcliffe, Elizabeth Olsen, Ben Foster, David Cross e Dane DeHaan
Durata: 104 min

 

Trama del film
“Ginsberg, Kerouac, Burroughs: oggi questi nomi sono diventati icone, pietre di paragone per un movimento che ha riscritto le regole della letteratura americana, gettato le basi per cambiamenti sismici nella cultura popolare. Ma cosa erano prima della gloria? Erano dei ragazzi. Nel 1944, Allen Ginsberg era una nervosa e puritana matricola alla Columbia University. Jack Kerouac era uno slavato universitario tornato agli studi dopo aver resistito otto giorni in Marina. William S. Burroughs aveva abbandonato la facoltà di medicina e stava diventando un giovane tossicodipendente, sopravvivendo ai margini della scena bohemienne newyorkese.”


Trailer
http://www.youtube.com/watch?v=k1WnTAiWWGM

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  1. Cristina Ruggieri scrive:

    Più che un film sulla beat generation, Kill your darlings è un tipico racconto di formazione. Protagonista è Allen Ginsberg, poeta omosessuale che della beat generation è stato uno dei protagonisti. Nel corso del film imparerà a conoscersi e accettarsi, a riconoscere la libertà dall’abuso dell’altro, la trasgressione dal narcisismo. Imparerà attraverso lo specchio negativo dell’amico Lucien Carr omosessuale omofobo che non esita a far soffrire e addirittura uccidere pur di nascondere a se stesso una verità che non vuole accettare.
    Con attori bravissimi e molto credibili, il film è una potente denuncia contro l’omofobia è i privilegi di classe.

  2. Paola Brambilla scrive:

    Prima parte del film molto didascalica: è l’escamotage del regista per creare le premesse storiche e presentarci i personaggi. Un po’ noiosa forse, a tratti accademica. Oggi, parlandone con una collega, ho capito anche il motivo: il regista è un esordiente, e un po’ si sente. Decisamente più coinvolgente la seconda parte. Anche se le emozioni molto forti dei personaggi non sempre emergono con la prepotenza che sarebbe a mio avviso necessaria. In compenso, la ricostruzione è fedele. Non conoscevo tutte le sfumature della storia, ma quando sono andata a documentarmi ho scoperto che davvero i fatti salienti sono andati così. Bello il personaggio di Allen Ginsberg, fedele a se stesso, equo nei rapporti, onesto anche nel vivere e riconoscere le proprie emozioni, con le quali resta per tutto il film bene in contatto, acettandole, vivendole e, soprattutto, accettandosi. Ambigua la figura di Lucien Carr, che mi ha a tratti ricordato il giovane efebo di Morte a Venezia e le sottili perversioni, il detto e non detto, le indecisoni e le negazioni dei romanzi di Andrè Gide. Un’omosessualità dolce e ben descritta, difficile però da accettare per Carr: è proprio questo il nodo cruciale della vicenda. Un film da vedere, che resta però sotto sotto un po’ “immaturo”: poteva dare di più.

    • Cristina Ruggieri scrive:

      Lucien Carr non è ambiguo: è un omosessuale omofobo, che non riesce ad accettarsi. E’ una persona che non esita a servirsi di chi gli vuole bene. E’ un disonesto e un assassino che grazie alla posizione sociale altolocata la fa sempre franca.

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