I migliori film della nostra vita (con Vito Capozzo)

C’è un confuso brusio di parole, proprio come in un set cinematografico prima del ciak, e macchie di colori e profumi.
Dove ci troviamo? Ecco, il brusio si placa rapidamente come un’onda che ritorna in mare, i colori si stemperano in una sola tinta indefinibile: silenzio, inizia il film…
Ma il vero film sappiamo bene che è fatto da ognuno di noi. Provate a voltarvi durante una proiezione e “guardare il film” sui volti stupiti, frementi, addolorati degli spettatori, anzi delle persone: mille sceneggiature in un unico film.
Ognuno di noi trova parte di se stesso nel personaggio o nella musica o nella storia. In qualche modo è ciò che siamo stati o che avremmo voluto essere almeno in un momento della nostra vita, che volevamo dire, fare… baciare.
In questa chiave, nessun film può essere considerato un brutto film, perché una pellicola vive attraverso le emozioni che una persona muove individualmente. Un film è molto più di una bella trama, un bravo attore, ottima fotografia, musica azzeccata; un film è quello che sei, che vorresti o non vorresti mai, e ridi e piangi proprio per questo.

E’ così che chiediamo ai nostri lettori di esprimere una preferenza sui tre migliori film della propria vita, con questa voglia di raccontarsi e raccontarcelo, perché quella sua emozione diventi anche nostra.

Ringraziamo come sempre Claudio Lupi autore anche dell’introduzione che leggete sopra e oggi vi presentiamo le emozioni e i film di Vito Capozzo !!!


 

Di film che mi hanno emozionato ce ne sono tanti, fare una scelta non è facile.
Mi verrebbe spontaneo parlare dei film di Vittorio De Sica, sia quelli fatti come regista, che come attore, o le pellicole di Nino Manfredi, ma voglio invece segnalare tre opere di altri grandi del mondo della celluloide.

 

Un film parlato – regia di Manoel De Oliveira, con John Malkivich, Catherine Deneuve, Stefania Sandrelli, Irene Papas, Leonor Silveira.
Un giovane docente di storia dell’università di Lisbona parte per un lungo viaggio con la figlia di otto anni, per raggiungere il marito (pilota d’aerei) in India.
Attraverso il viaggio in mare la professoressa spiega la storia alla sua bambina, come sono nate le civiltà, la figlia è attenta, curiosa, vuole sapere tutto.
Sulla nave ci sono tre donne famose, una è imprenditrice, l’altra è cantante e l’ultima una ex modella, il comandante della nave le invita a cenare con lui, si aggregherà anche la professoressa con la figlia.
A tavola ognuna parla di civiltà, di storia, della vita privata nella sua lingua: l’imprenditrice in francese, la cantante in greco, l’ex modella in italiano, la professoressa in portoghese e il comandante in inglese.
Sembra di essere in una torre di Babele eppure stranamente i personaggi  si comprendono lo stesso.
Purtroppo avrà un tragico epilogo questo viaggio in mare.
Se fossi padre, anche io porterei mia figlia in giro per il mondo per capire la storia, l’arte, la cultura, dice un personaggio del film italiano: “tutta colpa di Giuda”, “La cultura ci salverà” e io ne sono convinto di questo.
Bisogna conoscere, capire, come ad esempio la scena in cui la bambina incuriosita vuole sapere perché il Pope si fa il segno della croce unendo le tre dita (pollice, indice e medio uniti rappresentano la Trinità).
L’altro aspetto che ha analizzato De Oliveira è la possibilità tra persone di varie culture, lingue, estrazione sociale, di potersi confrontare in maniera civile, pura illusione nella realtà di tutti i giorni.

 

 

Luci della ribalta – regia di Charles Chaplin con Charles Chaplin, Claire Bloom, Buster Keaton
il film è ambientato nel’1914, il vecchio artista di varietà Calvero da tempo non calca più le scene dello spettacolo, il pubblico non lo segue più, gli impresari lo snobbano,  in preda allo scoraggiamento cerca conforto nell’alcol.
 Un giorno, rientrando semiubriaco nella sua casa, sente puzza di gas dall’appartamento del piano terreno, entra nella stanza e vi trova semiasfissiata una giovane donna.
Le salva la vita, ha cura di lei e cerca di infonderle fiducia, di stimolare la sua voglia di rialzarsi e battersi “anche per una medusa”.
La ragazza (si chiama Teresa), racconta che a seguito di febbri reumatiche non può ballare e qui Calvero si trasforma in psicologo.
Questo stimolare la ragazza a reagire, a ritornare a camminare, fa ritornare la voglia a Calvero di riprendere a calcare le tavole del palcoscenico.
Purtroppo sarà un fiasco il rientro nel mondo dello spettacolo e Calvero si abbatterà.
Teresa si riprende dal suo blocco psicologico, riesce a ritornare nel mondo del balletto e ottiene una scrittura, è un momento felice per lei, ritrova nella compagnia teatrale Neville un giovane pianista timido, che aveva incontrato anni prima.
Sono tante le frasi in questo film che fanno riflettere, sulla vita, sulle difficoltà da superare, in vecchiaia si vedono le cose in maniera diversa “Per un uomo della mia età la verità è tutto. Solo questo mi resta”.
 E’ bellissima la scena finale, Calvero ritorna in scena e si avvale di una vecchia spalla, il personaggio è un altro grande attore del cinema muto Buster Keaton, porteranno in scena una gag a metà tra il mimo, la
Interpretazione musicale, ho la vaga impressione che nel corso degli anni questa scenetta sia stata poi scopiazzata da Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.
Il pezzo comico prevede che Calvero in uno slancio finisca incastrato in una grancassa, purtroppo lo sforzo fisico non gioverà al vecchio artista, come Molière morirà sul palcoscenico.

 


 

Il cielo sopra Berlino – regia di Wim Wenders, con Bruno Ganz.
E’ un film pieno di poesia, la vita ha anche degli aspetti positivi, stringere una mano, parlare piacevolmente con una persona, amare e forse è vero, ci sono tanti angeli caduti dal cielo che ci aiutano nelle nostre fatiche quotidiane, ci consolano, consigliano.
E’ una pellicola del’ 1987 quasi tutta la durata del film è girata in bianco e nero, siamo a Berlino,  due angeli scendono sulla terra, devono osservare gli esseri umani, ascoltare i loro discorsi.
Rimangono affascinati dagli esseri umani che soffrono, gioiscono, amano.
L’angelo Cassiel segue un anziano di nome Omero, che cerca la Potsdamer Platz. Era una piazza bellissima prima dello scoppio della seconda guerra mondiale. Scorrono immagini di repertorio di bambini uccisi, palazzi distrutti dalle bombe.
Nel loro peregrinare, gli angeli incontrano l’attore Peter Falk, che interpreta se stesso e si scoprirà che è un ex angelo, ha scelto di diventare uomo e  condividere con gli esseri umani gioie e dolori.
Uno dei due angeli (Damien interpretato da Bruno Ganz) si innamorerà di una trapezista e abbandonerà la sua condizione, per diventare un essere umano e lì la pellicola passa dal bianco e nero al colore.

 

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