Re della Terra Selvaggia (Beasts of the Southern Wild)

Un film decisamente fuori dagli schemi, che può incantare ma anche sconcertare. Come di consueto  ecco a voi il nostro spazio per i commenti sul film protagonista della nostra uscita settimanale.

Trama del film: Il film è la storia di Hushpuppy, una bambina di cinque anni che vive con Wink, papà severo ma affettuoso, nella comunità soprannominata Bathtub (La Grande Vasca), una zona paludosa di un delta del Sud americano. Wink, che ha contratto una grave malattia, sta preparando Hushpuppy a vivere in un mondo dove non ci sará piú lui a proteggerla. Inoltre il Bathtub è alla vigilia di una catastrofe di epiche proporzioni: gli equilibri naturali si infrangono, i ghiacci si sciolgono ed arrivano gli Aurochs, misteriose creature preistoriche. A Hushpuppy non resta che cercare di sopravvivere e di mettersi alla ricerca della madre, che per lei è solo un vago ricordo.”

 

 

Dati tecnici:

Regia: Benh Zeitlin
Con: Quvenzhané Wallis, Dwight Henry, Levy Easterly, Gina Montana
Durata: 93 min

 

Trailer:

http://www.mymovies.it/film/2012/beastsofthesouthernwild/trailer/

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  1. Cristina Ruggieri scrive:

    Essendo cresciuta circondata dall’acqua sono rimasta completamente affascinata dalla comunità di abitanti del bayou, il delta del Mississipi, raccontata nel film. Una comunità che nonostante la natura impervia, le case per forza di cose fatiscenti, la mancanza di tutte le comodità moderne, vuole continuare a vivere secondo le leggi imposte dalla natura, piuttosto che secondo quelle dell’uomo. E così la vita è simile a quella degli uomini primitivi che cacciano e pescano per procurarsi il cibo, si curano con le radici, leggono il tempo dagli uccelli e dalle piante e soprattutto sono solidali tra di loro, per poter affrontare insieme le avversità. Non c’è individualismo e non ci sono egoismi nella società “naturale” rappresentata nel film. La storia di Hushpuppy ci mostra cosa significa diventare adulti nella società “di natura”. Particolarmente toccante e poetica è stata per me la scena del funerale sull’acqua, che mi ha ricordato quella analoga ambientata a Chioggia del film “Io sono li”.

  2. Ugo Besson scrive:

    Sono d’accordo con le osservazioni fatte, un film che vive di immagini belle, intense, evocative con pochi dialoghi e semplici. Immagini che rimangono impresse. Però confesso che mi sono un po’ annoiato, specie nella prima parte mi è sembrato lento e ripetitivo, ero in attesa di qualcosa che non arrivava.
    Il film mette insieme realismo crudo e suggestioni magiche, epica ambientalista e quotidianità familiare, ma i riferimenti ai ghiacci che si sciolgono e all’universo “in cui tutto si tiene, se rompi un pezzo crolla tutto” sono abbastanza rozzi e in strano contrasto col microcosmo della comunità. E’ in pericolo la Terra (o meglio l’umanità) o la grande vasca?
    All’inizio si immagina una favola ecologica con le poetiche immagini di armonia della natura in cui la bimba ascolta teneramente le voci degli animali, ma poi si vedono uccidere e mangiare brutalmente pesci, granchi, polli … e la madre sparare al coccodrillo e farne polpette fritte, nella romantica scena del giorno del concepimento. Allora si capisce che è piuttosto la storia drammatica di una comunità che vuole sopravvivere nel suo habitat abituale e conservare il proprio modo di vivere, cercando di resistere ai mutamenti della natura e alle pressioni della civiltà vicina, una comunità inserita fortemente nella natura, ma che sa essere aggressiva e feroce per soddisfare i propri bisogni, come ogni specie animale, specie se carnivora, e come la società tecnologica che la attornia. Mostra che la natura è fatta di crudeltà e sopraffazione, non solo di bei panorami e profumi di fiori.
    Al centro c’è la bambina, e la sua uscita (precoce) dall’infanzia, con il padre bruto ma buono, malato ma iroso, che spara agli uragani. La bambina è affascinante e brava però l’Oscar mi sembra un’esagerazione, certo è straordinaria per la sua età, ma appunto in una categoria piccoli attori, poi certo se filmi una bambina graziosa ed espressiva vengono facilmente belle immagini che commuovono.
    Alcune frasi mi hanno colpito: “non sembra una prigione ma una vasca per pesci senza l’acqua”, “tua madre era così bella che non aveva bisogno di accendere i fornelli, quando lei passava l’acqua nelle pentole iniziava a bollire”.

  3. solitoevelina scrive:

    inauguro il mio primo commento con un film……potevo scegliere come debutto qualcosa di piu’ semplice.
    bel film,lento come lo scorrere del fiume,ma mai noioso o scontato. a tratti ti sembra di sentire gli odori:acqua di palude, gamberi e granchi, pesci gatto da trofeo.atmosfera pigra e umida del sud come i racconti americani anni 50′,Sembra incredibile un simile consorzio umano ,ma talmente umano da sentire l’odore dello sporco, del sudore e il sapore delle due uniche lacrime finale di padre e figlia.ps ma com’e’ difficile scrivere!!!

  4. Elena Costa scrive:

    A me questo film è piaciuto,ben bilanciato fra la poesia e la vita selvaggia, intorno e dentro di sè con le nostre paure ancestrali. Quegli esseri mitizzati-mitologici (maiali selvatici vietnamiti) di cui temere finchè li si affrontano. La forza, prima di auto-convinzione, poi reale, per essere pronti a sopravvivere. L’ingegno, la tenerezza, la nostalgia (stupenda la maglia appesa col viso disegnato di una madre che manca e con cui si dialoga comunque…x me commovente e poetica). Imponente, grande protagonista, l’elemento naturale in genere, quasi documentaristico, ma soprattutto l’acqua che è elemento in cui per 9 mesi viviamo, materno, ma anche che ci permette di vivere o di morire,ecc…E la crudeltà quasi da nausea dello sporco, della confusione, delle carogne scoppiate con le budella all’aria, la precarietà della vita alla quale bisogna dare un senso. Più ci ripenso e più lo considero un gran bel film! A me ha poi tanto ricordato i viaggi, come mio solito, capanne in cui sono entrata, gente che viveva così, luoghi che riaffioravano in me.

  5. Carolina Garbin scrive:

    A me non e’ un film che mi ha proprio entusiasmato a parte una scena…quella della bambina davanti ai bisonti.Quella scena mi ha colpito molto perche’ l’ho paragonata a tanti casi della vita,nel senso che la paura molto spesso e’ un’ostacolo e ci fa scappare.Va invece affrontata e resa docile e soprattutto mi ha fatto riflettere su come tuute le persone,cosi’ come i bisonti hanno un lato aggressivo ma se si trovano davanti qualcuno che non scappa davanti a questo e cerca anzi di placare questo momento aggressivo….ecco che allora le persone,come i bisonti si fermano e diventano docili tirando fuori quel lato tenero che tutti noi abbiamo e che a volte trascuriamo quando abbiamo paura e ci sentiamo minacciati.Mi ha colpito anche la bambina che alla fine si e’ dimostrata quasi piu’ forte del padre che sembrava tanto forte solo perche’ urlava tanto ,ma alla fine forse nascondeva anche lui,con i suoi urli la sua fragilita’.Insomma,qualche lato bello questo film lo ha avuto ma per solo verso la fine.

  6. Omer Loncours scrive:

    Un film che parla per immagini, a cui ci si deve abbandonare e farsi cullare dallo sguardo affascinante di una bambina di nove anni. E’ lei che ti accompagna in questo mondo che sembra così lontano, ma che invece appartiene e contraddistingue la società occidentale.
    Una specie di ritorno alle origine, ben evidenziata dagli animali preistorici, dove i sentimenti erano puri e non condizionati da sovrastrutture sociali, dove la capacità di adattamento faceva la differenza. Una poesia lunga novanta minuti da assaporare lentamente e che non può lasciarci indifferenti, una metafora del nostro disfacimento ed un messaggio che solo le nuove generazioni possono salvarci.

  7. Pietro Diomede scrive:

    Dopo mille traversie esce anche in Italia il film Re Mida del 2012, quello che ha vinto in ogni festival che è andato e che ora corre per le 4 categorie principali agli Oscar…..parlo del Re della terra selvaggia!!!!!
    Premetto subito che questo è uno di quei film che non lascerà indifferenti, ti colpirà nel bene o nel male….potrà piacere o non piacere…..di sicuro non è un film carino.
    Il film è ambientato in una baraccopoli della Luisiana chiamata “La grande Vasca” perche è inglobata ai margini di una grande diga….è una discarica alla luce del sole dove la gente del luogo si è adattata e mutata a tutti i fattori inquinanti che l’hanno colpita.
    Tra questi c’è Hushpappy una tenacissima bambina di 9 anni che vive con un padre violento e arrabbiato con la vita e con un sangue troppo malato.
    Siamo alla vigilia di una grande tempesta (Katrina????) che devasterà ancora di più il malsano territorio…..ma la gente del luogo è orgogliosa e combatterà in tutti i modi pur di rimanere nella loro Bidonville.
    Orgoglio, forza e lotta si uniscono e convogliano negli occhi della bravissima Quvenzhané Wallis che regge da sola sulle sue gracili spalle tutto il senso del film.
    Una bambina educata a non piangere ma ad agire, che sfoga nei suoi graffiti tutti i malumori e le difficoltà di crescere in quel posto con una mamma che è fuggita e con un padre che con tutti i suoi diffetti ama alla follia.
    Perché tra un milione anni quando i bambini andranno a scuola sapranno che un tempo c’è stata un Hushpappy e che viveva con il suo papà nella grande vasca.
    Un’opera prima di grande intensità emotiva diretta da un regista bambino (è vero che ha trent’anni ma dovete guardarlo in faccia per capire di cosa sto parlando) di grande futuro che ci parla di ambiente, di attaccamento al proprio territorio e del valore unico della famiglia senza retorica andando dritto al cuore…….(da vedere l’intenso ballo con la mamma….)
    E alla fine del film, quando vedremo lo sguardo fiero e tronfio di Hushpuppy guidare quel manipolo di disadattati, ci chiederemo chi è l’uomo????? È la risposta è una sola Hushpuppy!!!!!
    Voto 8,5

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