On the road

Questo è lo spazio dedicato a tutti i commenti, critiche e spunti di discussione che vorrete lasciare sul film “On the road”.

 

Dati Tecnici
Regia: Walter Salles
Con: Sam Riley, Garrett Hedlund, Kristen Stewart, Kirsten Dunst, Tom Sturridge, Viggo Mortensen, Amy Adams, Alice Braga e Steve Buscemi.
Durata: 137 min

 

Trama del film

“Adattamento cinematografico del romanzo di Jack Kerouac del 1957. Sal Paradise, un aspirante scrittore di New York, incontra Dean Moriarty, un giovane ex detenuto. I due vanno immediatamente d’accordo. Decisi a non voler fare una vita mediocre, si mettono in viaggio: assetati di libertà, scoprono il mondo, gli altri e se stessi.”

 

Trailer

http://www.youtube.com/watch?v=YU89jsJXbgo

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  1. Cristina Ruggieri scrive:

    La colpa più grave di Walter Salles è di aver banalizzato Dean Morhiarty, facendolo diventare il classico drogato-alcolizzato dedito ad ogni sorta di eccesso per desiderio di autodistrizione. Il classico stereotipo appiccicato sulla pelle di chi rifiuta di conformarsi. Per farlo è costretto anche a spostare episodi dell’ultima parte del libro (dove sono giustificati dagli eventi) agli inizi del film.
    E invece Dean è pura fame di vita, non di morte. Quotando dal romanzo “Dean was tremendously excited about everything he saw, everything he talked about, every detail of every moment that passed. He was out of his mind with real belief”. (Dean era tremendamente eccitato da tutto ciò che vedeva, da tutto ciò di cui parlava, da ogni dettaglio di ciascun istante che passava. Era fuori di testa e aveva davvero fede”. Per tutto il romanzo l’ottimismo di Dean non viene mai meno. Sono sicuro, senza ombra di dubbio che tutto si sistemerà ripetere continuamente.
    Senza l’entusiasmo contagioso di Dean, On the road è una lunga, noiosa sequenza di atti trasgressivi, tanto insensati quanto inutili.
    Peccato. Ma viene da chiedersi come sia possibile che un regista come Salles sbagli tanto clamorosamente l’interpretazione di un libro così famoso.

  2. Cristina Bellosio scrive:

    Questo film mi ha decisamente deluso….la beat generation che il film vorrebbe rappresentare appare come un gruppo di giovani inquieti, dominati solo dall’istintiva ricerca di sesso, droga e alcool, incapaci di vivere una vita regolare e sedentaria….ma è davvero stato solo questo la beat generation ? Trasgressione pura, senza pensiero, senza una filosofia ?! E’ come parlare del ’68 italiano, parlando solo di spinelli e di libertà sessuale.
    Peccato, per l’occasione persa ! L’incosistenza di questo film mi fa rivalutare maggiormente “Urlo”, un recente film di Epstein che parla della vicenda processuale di Allen Ginsberg, poeta della beat generation…

  3. Ugo Besson scrive:

    Non ho un commercialista con cui consolarmi o fare paragoni, però mi è sembrato un film deludente, frammentario, un racconto piatto e ripetitivo senza invenzioni filmiche, come dice Elena fedele al libro negli episodi ma non nel senso e nell’atmosfera. A me neanche le immagini sono sembrate particolarmente belle, mi aspettavo più suggestioni sui grandi spazi e gli ambienti; peraltro, per essere un on the road si svolge quasi sempre al chiuso in piccoli appartamenti o locali, manca il respiro ampio, il contesto delle motivazioni e quindi il senso dei comportamenti dei protagonisti, in ribellione verso certi schemi sociali, alla ricerca di nuovi modi di vivere e di comunicare. Rimane un gruppetto di sconclusionati, sballati, giovani, che poi alla fine chiudono la parentesi on the road per tornare a casa.

  4. Sal senza sale. Film per me fondamentale: per scelta di vita non partecipo più a certe fenomenali riunioni aziendali inutili e perditempo dove devi fingere di ascoltare ogni insignificante componente di qualsiasi ufficio che esprime concetti inutili che mai saranno concretizzati. Ma mi tocca ancora andare dal commercialista. Tra fatture e INPS penserò a questo film, per ricordarmi che c’è qualcosa che supera la noia della contabilità.

  5. Elena Costa scrive:

    Vi siete domandati perchè in oltre 60 anni nessuno avesse mai ancora reso ‘ON THE ROAD’ un film? Difficilissimo trasformare questo ROMANZO CULT della BEAT GENERATION in sceneggiatura. Jack Kerouac col suo diario di un lungo viaggio in un’America fine anni 40 puritana ed ipocrita, ci narra le sue avventure insieme ai suoi amici, a piedi, in autostop e in auto attraverso Usa e Mexico, con pochi soldi, molto sesso e droghe, alcool quanto basta.
    Molti incontri di persone eccentriche, fra jazz e vita dissoluta, alla ricerca di se stessi, sicuramente per andare contro corrente. Nel film Jack diventa Sal. Ci sono dei limiti in questo film: il grande carisma vitale che ha Sal nel libro qui non c’è, resta nascosto, non emerge come figura saliente, quale invece è, e poi manca un perno importantissimo, che è la parte intellettuale, i molti discorsi letterari ed esistenziali del diario, qui ridotti alla lettura sporadica di qualche poesia.
    A questo punto, se non si ha letto il libro, si può rischiare di interpretare solo in superficie la trama, riducendola ad una vita scellerata e senza senso, se lo si ha letto si sente la mancanza di ciò che ha mosso questo tipo di scelta trasgressiva di intendere la vita.
    Una fotografia molto bella, lo stile indiscusso del regista WALTER SALLES (Central do Brasil, I Diari della Motocicletta).
    Vale la pena vederlo comunque secondo me perchè si potrebbe fare poco meglio di così. Io nel gruppo credo di essere stata l’unica a cui sia piaciuto, non mi ha annoiata per niente, forse perchè è stato un libro letto in gioventù che mi ha molto segnata! Forse perchè anch’io, in modo meno scellerato, ho fatto molti viaggi ‘on the road’ e ho provato le stesse emozioni libertarie.

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