Dialoghi con… Stefano Pasetto

La prossima settimana sarà molto fitta di uscite cinematografiche, soprattutto sul versante opere italiane, con tante piccole produzioni che ci sembrano davvero interessanti e meritevoli di essere viste.

Una di questa e’ sicuramente “Il richiamo”, un film che racconta la passione travolgente di due donne italiane a Buenos Aires. Lucia (Sandra Ceccarelli) e Lea (Francesca Inaudi), le loro vite e i loro legami incerti in un viaggio che le porterà nella selvaggia immensità della Patagonia.

Abbiamo coinvolto il regista Stefano Pasetto per farci raccontare qualcosa di piu’ (e non solo su questo film).

 

Benvenuto Stefano nel sito degli Amicinema, penso che come te condividiamo tutti la stessa passione per il cinema e le sue mille sfaccettature.

Ci puoi raccontare come e’ nata l’idea e la trama del film ?

L’idea è nata dalla curiosità di esplorare l’energia femminile, che non è esclusiva delle donne e che è necessaria un po’ a tutti di questi tempi. Così ho immaginato una donna che si perde e che, alla deriva, deve ritrovarsi, ma senza mappe. Un po’ alla volta sono cresciuti i personaggi di Lucia e Lea, le quali alla fine compongono, insieme all’anziana Matilde, un grande ritratto di donna.


L’ambientazione argentina e’ molto inconsueta per il nostro cinema molto spesso radicato nei paesaggi (pur stupendi) dell’Italia o al massimo europei.
Anche se mi sembra che giustamente un film che parla di una passione forte come quella tra Lucia e Lea trovi un giusto eco in un paese come l’Argentina.

Personalmente ho sempre sentito “le radici”, come un legaccio, una trappola. Il mio primo film si ambientava in un contesto frontaliero (Trieste), con personaggi e attori stranieri. Non credo di aver mai scritto nulla, tra i miei diversi progetti, che si svolga a Roma (mia città natale).

Ne “Il richiamo”, avevo bisogno di una metropoli enorme (Buenos Aires ha 12 milioni di abitanti) e di spazi sterminati (Patagonia) per spingere alle estreme conseguenze i paesaggi emotivi dei personaggi. Tutto questo in Europa non lo trovavo facilmente.  

 


 
Sandra Ceccarelli e Francesca Inaudi sono le due (favolose) attrici principali del tuo film. Cosa ti ha colpito maggiormente di loro per averle scelte come protagoniste della pellicola ?
Ammetto un debolezza personale per entrambe, per diversi motivi sono due interpreti molto intense e passionali e ben in tema con gli argomenti del suo film.

Sono attrici e donne che si mettono in discussione. In questo progetto c’era bisogno anche di persone abbastanza folli da seguirmi in un progetto scomodo e complesso. Sandra e Francesca, diversissime tra loro, hanno affrontato situazioni diverse da quelle che si trovano girando vicino casa. Inoltre erano attorniate da eccezionali attori argentini e hanno accettato la sfida di misurarsi con la recitazione in spagnolo.

 

Cosa ne pensi delle presentazioni del tuo film sulla stampa dove in pratica si sottolinea principalmente l’aspetto saffico-scandalistico del racconto e meno il fatto che alla fine e’ una grande storia d’amore ?  A me questo soffermarsi solo sugli aspetti esteriori fa davvero rabbia.

Sono tempi in cui tre parole per definire un sentimento costano già troppa fatica. Mi sorprende la sorpresa di chi si accorge che in un film esiste un’espressione emotiva, sentimentale e sessuale complessa, come se nella vita reale fosse tutto lineare e incasellabile. Io non l’ho mai pensato come un gay-movie, perché non ne sarei all’altezza. C’è una donna che ha bisogno di una mano tesa e questa mano le arriva da una donna più giovane. Il loro rapporto diventa uno scambio alla pari che scardina il ricatto del potere.

È una storia d’amore che si esprime attraverso il viaggio, la natura, il gioco, la musica e il sesso. Ma è un sesso che non suscita pruriti e voyerismi, non ci sono i buchi delle serrature, tanto cari a certa cultura italiana. 


Quale e’ il tuo processo creativo per la scelta e la scrittura dei tuoi film? Parti dall’osservazione della realtà o ti lasci guidare dall’istinto e dall’immaginazione ?
Ho letto una tua dichiarazione nella quale racconti che per il tuo primo film “Tartarughe sul dorso“ sei partito da alcuni immagini (una nuca bionda di donna) e da alcune sensazioni (il vento, il freddo) per ricreare l’ambientazione di Trieste e immagino anche la storia.
Anche per “Il richiamo” hai lavorato con questo metodo ?

Si, ma con un processo più lungo e meticoloso. Anche qui c’erano delle immagini più solide di altre e l’ossessione di una balena che non mi dava pace. Dopo un mese e mezzo di sopralluoghi in Argentina, sono tornato e ho riscritto tutto con occhi nuovi, argentinizzando personaggi e situazioni. 


Per quel film nel 2005 hai avuto una candidatura al David di Donatello come miglior regista esordiente e Barbora Bobulova come miglior attrice non italiana. Ho letto anche tante ottime recensioni.
Visto l’ottimo successo come mai hai aspettato oltre 6 anni per girare un nuovo lungometraggio ? Non avevi una idea forte che ti convincese o sei stato preso da altri progetti (ad esempio i documentari) ?

Sono stato preso dal cappio della penosa situazione italiana. Questa storia era già pronta già un anno dopo “Tartarughe sul dorso”, ma mettere insieme i vari interlocutori è stata un’impresa titanica. Come far attraversare la strada ad una classe dell’asilo. Ovviamente in mezzo c’è stata anche tanta vita e documentari.


Infine la classica domanda/consiglio per tutti i nostri iscritti.
E’ una piovosa sera autunnale e hai voglia di rivederti a casa in piena tranquillità un film del passato, quale dvd metti nel tuo lettore e perche’ ? Magari anche uno di Kieślowski sul quale, ho letto nelle tue biografie, hai scritto la tua tesi di laurea.

Da qualche anno insegno regia in una scuola di cinema, quindi mi capita di vedere e rivedere film che conosco a memoria per selezionare scene o inquadrature da proporre ai miei allievi. Direi che, se avessi bisogno di vitamine in una piovosa serata autunnale, metterei su un Hitchcock d’annata, “Vertigo”, “Psycho” o “Marnie”.

 


 

Grazie mille Stefano per aver partecipato al nostro spazio interviste, sicuramente gli Amicinema andranno a vedere il tuo film e poi se vorrai ti manderemo anche le nostre impressioni.

Grazie mille a voi. Non essendo un cinema commerciale, le reazioni del pubblico sono vitali per me e per chi ha lavorato con me. Vi aspetto.

 

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