Dialoghi con… Claudio Sestieri

Claudio Sestieri ha lavorato come critico cinematografico, regista radiofonico, televisivo e cinematografico.

Ha girato film con Sergio Castellitto e Elio Germano e film tv con Valerio Mastandrea.

Per completare il suo “eclettismo” artistico  si e’ dedicato adesso anche alla scrittura e, dopo aver scritto con Giovanni Fasanella e Giovanni Pellegrino “Segreto di Stato” (un’analisi approfondita sugli anni di piombo), si e’ cimentato nel suo primo romanzo “Le seduzioni del destino“.

 

Edito da Editori Riuniti il libro racconta la storia di Sandro Savona, quarantacinquenne annoiato critico cinematografico di un quotidiano romano, che in un rovente giorno di giugno si imbatte in Gerhard Rogge, un ricco e anziano collezionista tedesco.

Rogge insegue da quarant’anni la prova di un segreto confessatogli dal regista Fritz Lang sul set de “Il Disprezzo” e questo incontro e’ l’inizio di una avventura tra intrigo, seduzione e giallo nell’affascinante sfondo di Monaco di Baviera.

 

Sestieri presenterà il libro con Maurizio Porro (critico del Corriere della Sera) e Piero Di Domenico (saggista e direttore artistico di Ermitage Video) alla Feltrinelli di Via Manzoni il prossimo 23 febbraio (ore 18.00) assieme all’edizione integrale blue-ray di Metropolis (inutile a dirsi di Fritz Lang) e abbiamo approfittato di questa occasione per inaugurare il nostro spazio “Dialoghi” con quattro chiacchere con Claudio.

 

Ciao Claudio intanto benvenuto nello spazio degli Amici del Cinema a Milano. Ci fa piacere aprire con te il nostro spazio “Dialoghi”. 

Ci puoi raccontare come e’ nata l’idea e l’ambientazione del tuo ultimo romanzo “Le seduzioni del destino” ?  Mi sembra che l’atmosfera dei film di Fritz Lang si adatti molto con l’immagine gotica e austera che abbiamo di Monaco di Baviera o di certe città della Germania.

 

Monaco di Baviera in realtà è una delle città più solari e vivaci della Germania e la mia storia oltretutto si svolge in piena estate ma, se e quando leggerete il libro, capirete perché l’indagine sui segreti di Lang non poteva che svolgersi lì.

Alla base del romanzo però, come spiego nei ringraziamenti, c’è una suggestione molto forte che viene da un altro film, “Le Mepris” (Il Disprezzo) che Godard girò a Roma nel 1963 e in cui Lang interpretava se stesso. Il film (mi raccomando nella versione francese, quella rimontata dal produttore Carlo Ponti è inguardabile) mi aveva molto colpito e ho pensato spesso a come avrei potuto in qualche modo farlo rivivere. E quando ho cominciato a scrivere questa storia (nata apparentemente da altre motivazioni) mi sono accorto quasi subito che avevo finalmente l’occasione giusta per esaudire quel desiderio.

 

Visto che provieni come esperienza recente da un mondo diverso da quello della parola scritta come e’ stato approcciare la stesura del romanzo ? 

Ti sei documentato anche con visite in loco a Monaco ? Da uno scrittore ho sentito dire una volta che ambientare romanzi all’estero e’ sempre una buona scusa per ritagliarsi una vacanza a spese dell’editore !!!

 

Sono sostanzialmente un regista ma ho sempre scritto: per i giornali, la radio, la televisione, i miei film e anche per un paio di fortunati libri inchiesta. Insomma, mi mancava solo un romanzo… ma la parola scritta per me ha sempre convissuto con le immagini.

Quanto a Monaco, c’era stato da ragazzo con i miei genitori e poi una decina di anni fa di passaggio durante una vacanza. No, non ho fatto nessun sopralluogo. Ho lasciato venire a galla i ricordi e poi li ho robustamente integrati con libri e Google.

Vedrete che Monaco è in qualche modo un’altra protagonista del romanzo.

 

Parliamo invece delle tue esperienze cinematografiche visto che l’argomento che trattiamo principalmente come gruppo.

Al tuo esordio con un lungometraggio hai diretto in “Dolce assenza” (1986) un giovane (cinematograficamente parlando) Sergio Castellitto.  Come ricordi quell’esordio ?

 

Avevo già girato molte cose e vari quasi-film per la televisione in un periodo molto diverso da oggi in cui c’era più libertà non solo di idee ma anche di linguaggio. Insomma, si poteva ancora sperimentare. Dolce Assenza fu quasi completamente finanziato dalla Rai, a Milano, nella Milano smart dei secondi anni ’80. Fu in qualche modo un esordio ricco rispetto ad oggi, avevo una struttura di lavoro un po’ lenta e pesante ma molto più tempo di quanto ne avrei mai avuto in seguito. Sergio aveva girato solo un paio di film prima ma era già bravissimo. Tutti credevano in quello che facevano e c’era un clima di coinvolgimento emotivo fortissimo.

 

Dopo “Barocco” (1991) hai diretto “Chiamami Salomè” nel 2005. Come mai una pausa cosi’ lunga ?  Non hai trovato idee che ti convincessero appieno ?

 

Anche in periodo migliori di oggi i registi hanno sempre avuto i cassetti o gli scaffali pieni di film scritti e  non realizzati. Anche i grandi maestri. E così è stato per me. Piuttosto che fare film che non sentivo “necessari” ho preferito continuare a lavorare per la tv, girando programmi culturali, documentari, riduzioni di spettacoli teatrali, lavorando per  il gruppo che sperimentava l’alta definizione e girando 2 tv movie.

In uno di questi, “Infiltrato”, un social drama girato nella periferia romana, ho dato il primo ruolo da protagonista in un lungometraggio a Valerio Mastandrea e ho “importato” Barbora Bobulova dalla scuola d’arte drammatica di Bratislava, dove stava facendo il secondo anno di recitazione.

 

Hai qualche produzione cinematografica sulla quale stai lavorando attualmente ?  Puoi darci uno scoop come per i giornali più titolati ?!!!

 

Ho una storia nella quale credo molto, una sorta di ghost story, sulla quale si sono trovati soldi in Francia e Spagna ma non ancora in Italia, ma questo come saprete è il momento più nero per il cinema d’autore, senza più fondi del Fus e con gli incassi stratosferici delle commedie rischiamo una specie di monocultura.

 

Infine se ne hai voglia un tuo giudizio sulla critica cinematografica attuale. Tu hai collaborato in passato con “Avanti!” e “Tempo Illustrato” e sei stato dall’altra parte della barricata.  Cosa ne pensi della situazione attuale ?

Te lo chiedo perché ho letto recensioni molto ingenerose e soprattutto poco motivate sui tuoi primi film e mi piacerebbe capire se secondo te è solo un problema di tempo e di superficialità o manca proprio un background o un gusto cinematografico.

 

Bè, la situazione della critica sui quotidiani è disastrosa, ormai il cinema non è più “centrale” nella nostra società, si parla solo di tv e musica. E’ normale quindi che non nascano più i critici star di una volta. Però in cambio, c’è una quantità enorme di  cose interessanti sul web.

Quanto alle incomprensioni subite dai miei film, diciamo che forse non ho avuto la furbizia di “proteggermi”, come altri miei colleghi meno ingenui. Ma è anche vero che il cinema che mi piace è un cinema fatto per non mettere tutti d’accordo, un cinema del rischio e non dei consensi facili. Seguo strade in salita e non asfaltate lungo le quali rompersi l’osso del collo, soprattutto in un paese conformista come questo, è la cosa più facile che possa capitare.

 

Grazie mille Claudio per il tempo che ci hai dedicato. Speriamo di rivederti nuovamente con il ciak in mano molto presto e intanto tanti auguri per il successo del libro.

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